L’anno appena trascorso, forse in maniera del tutto inattesa, ha visto il cinema horror riconquistarsi una certa credibilità e assicurarsi nuova linfa creativa. Nel 2024, infatti, sono usciti diversi film che si sono rivelati molto interessanti, rinnovando una certa attrattiva per il pubblico nei confronti di questo genere, evidenziata anche dal successo al botteghino di alcune produzioni. Film come il più recente Nosferatu, l’analitico e surreale The Substance, l’estremo Terrifier 3, il sui generis Longlegs, il back to the slasher di Maxxxine, l’ancora inedito (in Italia) e promettente Oddity, sono solo alcune tra le pellicole più rappresentative del cinema horror del 2024.
Tralasciando altre opere più sottotono e che nulla aggiungono al genere (tra tutte Immaculate e Alien Romulus), il cui successo al botteghino comunque testimonia questa rinnovata tendenza a volerne sempre di più, l’horror pare godere di una maggiore considerazione, tanto da parte del pubblico che da parte della critica. Si sa, quest’ultima ha spesso tendenziosamente relegato l’horror ai confini estremi della nicchia di genere, e questo per certi versi ne ha aumentato l’indubbio fascino. Ora le cose pare stiano cambiando e con una considerazione più marcata, legata per necessità a un gusto del pubblico più elaborato, forse avremo modo di vedere più film horror di qualità. Perché in fondo ogni generazione merita i propri horror di riferimento, quelli che in passato hanno innalzato il genere portandolo a ridefinire, e ad accompagnare, intere generazioni di appassionati e non solo.
Nel 1996, per esempio, usciva nelle sale un film che definire generazionale è parecchio riduttivo. Sarebbe meglio parlare di riproduzione in celluloide, specchio sociale e quintessenza di quelli che furono gli iconici anni Novanta. E riuscì a fare anche molto ma molto di più. Oggi, infatti, vi consigliamo Scream, del maestro Wes Craven.
Woodsboro, California. La tranquillità della piccola città viene travolta da un misterioso ed efferato omicidio. La giovane Casey (Drew Barrymore) e il suo fidanzato, infatti, vengono uccisi dopo che la ragazza ha ricevuto una strana telefonata da un misterioso killer. Questo tragico evento dà il via a una lunga serie di omicidi, i quali si concentrano nell’ambiente studentesco e nello specifico sembrano prendere di mira una ragazza, Sidney Prescott (Neve Campbell) e i suoi più cari amici. L’indagine sui delitti è nelle mani della polizia locale, guidata dallo sceriffo Linus Riley (David Arquette). Data la risonanza mediatica, la stampa non tarda ad arrivare, così come Gale Weathers (Courtney Cox), un’insistente giornalista alla ricerca dello scoop del secolo.
Tutti riconosciamo il valore incredibile dei Rolling Stones all’interno della storia della musica. Tale associazione, facile, immediata e piuttosto banale, può essere equiparata a quella del ruolo di Wes Craven nel cinema horror. Se negli anni Ottanta il regista aveva per certi versi capovolto il genere dettando nuove regole, sempre e comunque poggiate sugli straordinari e intramontabili canoni del cinema classico, negli anni Novanta Craven si ritrovò a fare i conti col genere stesso, un vis-à-vis spietato e ironico con il quale il regista propose una (ri)lettura dei meccanismi dell’horror e dello slasher.
Con Scream, il regista e lo sceneggiatore Kevin Williamson realizzaro una sorta di film-manifesto. Chiamando a raccolta tutti i cliché e i luoghi comuni del genere, i due li ribaltarono e li stravolsero scardinandone i meccanismi. La capacità di Craven e Williamson è stata quella di giocare con gli stereotipi propri del cinema slasher, evitando però di ridicolizzarli. Al contrario, li riproposero, e qui sta il genio, in una chiave del tutto originale che allo stesso tempo ne indagava la sistematicità. Il risultato ottenuto non fu quello di una noiosa opera che tentava a tutti i costi di urlare al pubblico la propria tesi, quanto piuttosto un film che si concedeva a un certo livello di intrattenimento, dettato anche dal fascino del linguaggio proprio del metacinema e da una tensione sempre altissima. La maschera più superficiale, e di maschere parleremo a breve, è quella di uno slasher fatto di adolescenti diretto agli adolescenti stessi. Eppure, la forza di Scream, date le molteplici e stratificate chiavi di lettura, risulta essere assolutamente godibile tanto per un pubblico più giovane quanto per i palati cinematograficamente più fini.
Ad arricchire il tutto, poi, c’è la creazione di un altro serial killer iconico, consegnato direttamente alla storia del cinema ed entrato con forza nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati e non solo. Parliamo ovviamente di Ghostface, la cui maschera rimanda al rinomato dipinto L’urlo di Edvard Munch. Iconicità a parte, questo personaggio, distante anni luce dalla precedente creazione di Craven, ovvero Freddy Krueger, si discosta da una certa concezione fantastica per dominare, al contrario, i territori della realtà, per certi versi più inquietanti. La sua fallibilità, il suo cadere e rialzarsi sempre, il suo essere anche goffo, infatti, sfuggono all’idea di un killer sempiterno, impossibile da battere e legato al senso stesso del male (come Michael Myers in Halloween). Questo particolare aspetto, infine, eleva ancora una volta l’originalità di questo e dei successivi capitoli della saga, o quantomeno dei seguenti 3, diretti dallo stesso Craven.