L’universo social è da molto tempo al centro di un dibattito globale riguardo l’utilizzo, i diversi innegabili vantaggi ma soprattutto l’interazione eccessiva che può sfociare in una dipendenza. Di parole ne sono state dette molte e le teorie e gli studi sull’argomento si sprecano. Eppure, i social network non sono mai stati così marcatamente presenti nella vita quotidiana di ognuno come lo sono oggi. Ne avevamo già discusso in un altro articolo di questa rubrica, parlando del film The Social Network, di David Fincher.
Di recente, però, a testimonianza di una certa urgenza legata al dibattito sul mondo social, l’Australia ha approvato un provvedimento che vieta l’utilizzo dei social ai minori di 16 anni. Questa legge, che ha innescato un fiume in piena di reazioni, polemiche e relative domande, imporrà multe fino a 32 milioni di dollari alle piattaforme che non si adegueranno alla decisione. La legge non ha l’aria di essere semplicemente un provvedimento interno al Paese. Segna piuttosto un precedente storico nella regolamentazione social, una legge che potrebbe ispirare altre realtà nel mondo.
Sul tema è stato realizzato un docu-film, targato Netflix, che forse più di altri ha saputo indagare sulla questione. Si fa riferimento alla diffusione di questo mezzo, i diversi effetti sulla società e sull’individuo e, in ultima analisi, sulla manipolazione degli utenti. Oggi, infatti, vi consigliamo The Social Dilemma, di Jeff Orlowski.
The Social Dilemma, di Jeff Orlowski
Il progetto pensato da Jeff Orlowski, regista e sceneggiatore già vincitore di un Emmy con il documentario Chasing Ice, è quello di proporre con The Social Dilemma una sorta di ibrido tra documentario d’investigazione e narrativa di stampo drammatico. Il docu-film affronta i delicati temi dell’influenza dei social network sul mondo di oggi, la sua pericolosità e i segnali d’allarme. Quello che Orlowski fa, in linea con le modalità sopracitate, è di intervistare diversi esperti di tecnologia che hanno contribuito alla realizzazione delle piattaforme.
“Se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu”
Il quadro che emerge, com’è facile presupporre, non è per nulla positivo. Quelle che vengono a galla, infatti, sono realtà inquietanti che si celano dietro questi servizi, le cui modalità di attrazione per gli utenti si rivelano essere manipolatorie in una maniera davvero impensabile.
Nonostante l’evidenza di alcuni aspetti, in fondo sappiamo tutti cosa rappresentano oggi i social nel mondo. Eppure, alimentiamo costantemente l’interazione con queste piattaforme. La frase che fa da introduzione al docu-film è ovviamente provocatoria ma allo stesso tempo nasconde, neanche così velatamente, un messaggio chiaro in una realtà che è quella attuale.
La manipolazione che i social mettono in atto è quella che prevede una sorta di “spostamento” dell’attenzione dei propri utenti verso contenuti ben specifici, all’interno di una spirale senza fine che potremmo definire diabolica e dalla quale uscirne risulta davvero complicato. Il rischio, infatti, è che gli utenti si ritrovano a doversi concentrare su pochi, pochissimi argomenti, alla fine sempre gli stessi, perché in qualche modo “indirizzati”.
Questa tesi, che fa da nucleo al docu-film, viene inoltre esaminata prendendo in considerazione eventi concreti come le elezioni. In queste occasioni i protagonisti possono sfruttare specifici algoritmi al fine di condizionare i contenuti degli utenti e, alla fine, il loro giudizio. Siamo sul set di The Truman Show? No, è il palcoscenico social.