Fabrizio Corona: “La mia scarcerazione? Marketing…”

Fabrizio Corona: "La mia scarcerazione? Marketing..."
Fabrizio Corona: “La mia scarcerazione? Marketing…”

ROMA – La dote più preziosa per sfondare nel marketing? La cattiveria. La laurea? Non serve. Fabrizio Corona condensa in due ore tutte le sue conoscenze in fatto di marketing e successo davanti a 15 persone che hanno pagato 300 euro per starlo a sentire. E’ successo a Milano, in una sala conferenze vicino all’hotel Principe di Savoia di Milano: 15 persone hanno pagato per partecipare al corso “Comunicazione efficace”, docente proprio Corona. Lui arriva, in tuta, con quasi due ore di ritardo. Per prima cosa, racconta Vanity Fair, fa domande:

«Tu come ti chiami? Cosa fai? Dammi il tuo numero». Fabrizio Corona è dietro la scrivania, chino su un quaderno. Con una penna sta annotando i nuovi contatti appena allacciati. Sono startupper, imprenditori, o aspiranti tali, che verranno ricontattati dai suoi uomini con una proposta di partnership di marketing. Il finale del corso in Comunicazione Efficace – New media, public speaking, videocrazia, advertising strategies e Mktg, è tutto qui: Corona ti chiede il numero di cellulare. L’inizio è previsto per le 11 di sabato mattina, al primo piano di un palazzo alle spalle dell’Hotel Principe di Savoia a Milano. I presenti paganti sono circa 15, di cui cinque donne. Vengono fatti accomodare in una sala. A un capo della stanza, una scrivania enorme in vetro, coperta di riviste e volantini con la faccia di Fabrizio Corona.

«Ora voglio sapere chi ho di fronte». Inizia il giro delle presentazioni. Corona ascolta tutti, di ciascuno chiede storia e dettagli. C’è Manuel, studente di economica («Che progetti hai?»); Fabrizio, che sta facendo un dottorato di ricerca («L’altra volta eri venuto in giacca e cravatta. Oggi sei più casual, stai meglio»); Mattia, laureando («Credi nella laurea?». «No». «Bravo»); Donata, personal trainer («Sei signora o signorina? Anche questo è marketing»). Tutti devono dire quanto fatturano. Le cifre che girano non sono male. Quello più «ricco» è Christopher, che gestisce l’azienda di famiglia di vernici («5 milioni di euro»).

Infine, ecco la sua teoria per avere successo:

Corona sforna il suo credo teorico, fatto di praticità («Fate stage, non state sui libri»), qualche consiglio generico («Dovete crederci») e inviti all’autodeterminazione («Non c’entra l’autostima, dovete muovervi, andare contro le regole»). La dote più preziosa? La cattiveria. «Non devo dirvelo, ma è quella che fa la differenza. Non dovete guardare in faccia nessuno». Corona cita House of Cards («Rappresenta la politica»), Matteo Renzi («Ha vinto, ma ha calpestato tutti i suoi principi») e ovviamente se stesso. «Se non fate, non potrete mai raccontare una storia. E lo storytelling è l’ingrediente base per ogni campagna di comunicazione». Lui, le sue aziende, hanno raccontato la sua, storia. Ovviamente tagliata dalla sua prospettiva: «E’ la storia di un uomo finito in galera per reati infamanti, con l’immagine distrutta, che in carcere ha studiato diritto, i conti delle sue società, libri, settimanali e uscito fuori ha ricominciato a fatturare per più di 3 milioni di euro l’anno».

«Mica Adriano Celentano si è svegliato una mattina e ha chiesto la grazia per Corona. Quella è stata solo la conseguenza di un’operazione di anni e anni di lavoro. In quei tre anni di galera non si è mai smesso di parlare di Corona. Questo ha permesso di arrivare a un dibattito dal punto di vista giudiziario, che mi ha permesso di portare tutte queste persone che chiedevano la grazia, che hanno fatto sì che i magistrati si convincessero che avevo ragione. Questo è un classico storytelling».

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