Giulietta e Romeo, né amore né arte ma sesso…sfruttato

Olivia Hussey e Leonard Whiting che mezzo secolo fa cominciarono ad essere attori, giunti alla settantina hanno sviluppato grande olfatto sociale, hanno percepito e metabolizzato che aria tira sotto le folate della sessuofobia in versione occidentale, modello e format statunitense. E all’annusata di precisione hanno aggiunto una vis furbacchiona. Quindi? Cioè? Cioè e quindi hanno fatto causa, hanno chiesto centinaia di milioni di dollari di risarcimento per sfruttamento sessuale subito.

Violenze, aggressioni, ricatti? Non proprio…

Olivia e Hussey raccontano e recriminano l’esser stati costretti (da Zeffirelli? Hollywood? Paramount?) non importa di preciso chi purché sia il “sistema” e sia soprattutto “sistema” solvibile, in grado di pagare. Costretti a cosa? Niente meno che a mostrare durante le riprese del film, Romeo e Giulietta appunto, niente meno che un seno e un gluteo. 

Mezzo secolo di sofferenze

Leonard e Olivia (e i loro attuali avvocati) raccontano ancora che da quell’orrore subito, la scena in cui mostrano un seno e un gluteo, non si sono più ripresi. Non il seno e il gluteo, a non riprendersi sono stati loro. Narrano una vita infernale, marchiata e macchiata, letteralmente 50 anni di “disagio emotivo”. Incidentalmente Olivia e Leonard rendono anche un servizio alla cultura svela e cancella, svelando appunto che tutta questa costruzione eurocentrica e bianca, colonialista e anglosassone che vuole Romeo e Giulietta materia d’amore e d’arte offre invece il destro al sesso, al sesso sfruttato, allo sfruttamento sessuale. E poi questo Shakespeare magari era razzista e comunque perché in tutta la sua vasta produzione non c’è un minimo di attenzione per le comunità native e le identità Lgbtq+(se bastano…)?

Sessuofobia montante

Olivia e Leonard che denunciano sfruttamento sessuale ai loro danni perché 50 anni fa in una scena di Romeo e Giulietta “forzati” ad un seno e un gluteo nudo possono esistere e verificarsi in una società e in una cultura che si sta ingozzando, a sua non insaputa ma inconsapevolezza sì, di sessuofobia. Monta sul pianeta, o meglio nelle umane comunità che il pianeta abitano. Lo sfruttamento sessuale pure in Romeo e Giulietta attecchisce in quella contemporanea sessuofobia che ha le radici nel puritanesimo e che, come un gigantesco buco nero del vivere associato, trascina in sessuofobia sia Me-too che femminismo, sia il sesso che tutte le sue manifestazioni sociali. L’idea che si possano avere “50 anni di disagio emotivo” per aver girato una scena di nudo è sì un azzardo professionale da studio di avvocati ma nemmeno avrebbe potuto essere avanzata, tanto meno sarebbe venuta in mente, se la sessuofobia all’occidentale non stesse avvolgendo come una cintura di castità culturale uomini e donne della cintura della Bibbia. E se a questa cintura di castità sessuofoba non stia applicando lucchetti la sinistra(?) progressista(?) della nuova intolleranza democratica(?). Purtroppo nel pianeta degli umani non c’è solo la sessuofobia panica e quindi feroce dei maschi iraniani o afghani, la sessuofobia corredata di religioso precetto, per cui le donne sono entità intermedie tra il bestiame di casa e l’essere pienamente umano. C’è anche la montante sessuofobia in modello e e format occidentale. Possibile? Possibile col sesso sdoganato in ogni sua forma nelle libere società occidentali? Più che possibile, già in atto: vasti strati di società in molti paesi d’Occidente vanno riorentandosi e orientandosi secondo bussola e stella polare di pensiero magico. In politica, nella cultura pop, nel rapporto con le scienze il pensar magico avanza, la cultura detta “alta” retrocede e deve stare attenta a mostrarsi in giro. E qual è il sesso del pensiero magico? Nel pensar magico (magico religioso o sociale o popolare che sia) non c’è sesso senza fobia. Mai.

 

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Mino Fuccillo