Giuseppe Cruciani si racconta al Corriere: “Quella volta che fui attratto da un uomo”

di redazione spettacoli
Pubblicato il 1 Luglio 2024 - 18:30
Giuseppe Cruciani

Giuseppe Cruciani si racconta al Corriere: “Quella volta che fui attratto da un uomo”

Intervistato dal Corriere della Sera, Giuseppe Cruciani, il conduttore de La Zanzara, ha raccontato qualche aneddoto sulla sua vita privata e sulla sua carriera. Capitolo uno, La Zanzara. “Con David Parenzo, che conduce con me – spiega – ogni giorno facciamo la colonscopia dell’Italia. Per esempio, abbiamo visto l’ascesa della Lega e poi di Giorgia Meloni prima degli esiti elettorali”. Cosa lo infastidisce di più? “Considerare le persone sulla base delle preferenze sessuali. A me non frega se uno è bisessuale, trisessuale, se fa le orge, lo valuto per quello che è e pensa. La catalogazione LGBTQ+ è un’aberrazione, lo dico da libertario, non da moralista di destra, eppure passo per omofobo anche se sono a favore di adozioni gay, utero in affitto e matrimonio gay uguale a quello etero”.

Giuseppe Cruciani, non solo La Zanzara

Dice che quando fa dire a chi telefona in trasmissione che odia gli immigrati “lascio sfogare le persone, gestisco l’odio sociale che emerge e, quando decido che è troppo, chiudo il microfono. Ma non si può ridurre a questo quello che faccio alla radio. In due ore di trasmissione, raccontiamo la politica, le polemiche, i fatti del giorno, abbiamo ospiti non per forza estremi e momenti di comicità. E accogliamo una parte di società che non accoglie nessuno, quella complottista su vaccini, Stati Uniti, Putin, antisemitismo”. Cruciani poi racconta di quella volta che fu attratto da un uomo: “Da ragazzo, a Roma, mi piacevano le serate del Muccassassina organizzate da Vladimir Luxuria, in cui immaginavi cose che succedevano nelle dark room. Ma vengo da una famiglia in parte papalina. Mio nonno Alfredo Rosati, cavaliere di cappa e spada, era nel cerimoniale del Papa. Una sera, al Muccassassina, ho avuto un’attrazione per un tipo alla Freddie Mercury, vestito di pelle; ci siamo scambiati sguardi, avvicinati, ma al dunque non ho concluso. Forse il nonno Rosati nella mia testa mi ha bloccato”.

Vannacci, risse e… Parenzo

Capitolo Vannacci. “Non lo sento spesso, ma gli ho presentato il libro due volte, coi manifestanti che volevano impedirlo. A Vicenza, c’erano duecento agenti della Digos a proteggerci. Una follia. Dopo, siamo rimasti svaccati sul divano a parlare fino alle due di notte. Non ne condivido tutte le opinioni, ma ne apprezzo la libertà di pensiero”. Dice che lo ha votato, “ma ero indeciso fra lui e Stefano Bandecchi”. Che gli piace “perché è pazzo come me, anche se ha eccessi che io non ho. Io sono mite; se qualcuno mi vuole menare, mi faccio menare. Quando a Radio24 ho esibito un salame e sono arrivati gli animalisti, sono scappato. Mi interessano le risse verbali, non quelle fisiche. E se sei famoso, nella rissa ci rimetti sempre tu; meglio passare per vittima. L’ho detto anche al mio amico Fedez. In generale, senza riferimenti alla presunta rissa”.

Razzismo, immigrazione e dintorni. “Non sono razzista – dice -, ma l’immigrazione clandestina è da combattere. Invece, per il politicamente corretto, l’immigrazione è di per sé buona e dobbiamo accogliere per senso di colpa. Ma io non mi sento in colpa di essere nato qui e rivendico il diritto di essere egoista. Senza egoismo, non ci sarebbero sviluppo e progresso”. Infine, gli scontri con Parenzo in trasmissione: “Sul Covid, io ero contro l’obbligo vaccinale e David a favore: abbiamo molto litigato, fu un periodo duro. Mi dispiaceva perché lo stimo e siamo amici. Io fui pure accusato di aver provocato la morte di Mauro da Mantova, un ascoltatore super complottista, contrario ai vaccini. Ma sono stato io a convincerlo a ricoverarsi, anche se ormai aveva la saturazione a 54”.