ROMA – “Ho tradito, sono stata tradita anch’io e usata come un trofeo” confessa, intervistata dal Corriere della Sera, Monica Bellucci.
Nel 2004 è nata Deva, la primogenita, nel 2010 Léonie; entrambe dall’ex marito Vincent Cassel.
«È ovvio che le mie figlie sanno chi sono e che lavoro faccio. Ma spero di essere per loro una mamma e non un’immagine. Loro per me vengono prima di tutto, lo sentono. Adoro andare a prenderle a scuola, accompagnarle la mattina, fare i compiti insieme, metterle a letto. A casa parliamo italiano, fuori francese, a Londra inglese, dipende dal contesto. Conoscono cinque lingue. Certo che cucino per loro! Sono le uniche a credere che io sia un’ottima cuoca. Preparo la pasta, la carne, cose semplici. Il mio pezzo forte è il tiramisù, lo faccio con i savoiardi. Ma se devo organizzare una cena a casa con amici chiamo un’amica per farle preparare tutto oppure ordino da fuori». Non è severa. «Sono ferma, e pronta a discutere su tutto. Da poco, per esempio, Deva voleva fare un viaggio e le ho spiegato che non mi sembrava il caso che partisse a 12 anni in condizioni che non conoscevo. Lo stesso se mi chiede di dormire a casa di un’amica: voglio conoscere prima i genitori». Sul loro futuro ha soprattutto una speranza: «La cosa importante è che trovino qualcosa che le appassioni. Io le aiuterò e le appoggerò: se mi chiederanno di fare danza, di studiare canto o uno strumento, farò in modo che seguano la vocazione che sentono, senza scoraggiarle mai o tarparle le ali».
Il rapporto con il loro padre lo liquida con sincero stupore. «Ormai è un divorzio vecchio, sono passati più di tre anni!». Ma prende atto del legame che sopravvive. «Quando ci sono dei figli devi sempre fare in modo che rimanga un rapporto di rispetto: è di questa natura l’energia che poi resta in vita». Sui nuovi amori sorride e basta. «Quello è il mio giardino segreto e tale deve rimanere. Posso dire che sto continuando a coltivare la mia intimità di donna». Parlare di fedeltà le sembra complicato e la prende alla larga. «C’è un film di Gaspar Noé, con il quale ho già lavorato per Irréversible, che possiamo considerare un film porno, ma è anche un film sull’amore e sulle difficoltà di gestire i sentimenti per qualcuno e il desiderio sessuale verso altri. Le pulsioni sessuali possono portare a dei desideri che certe volte sono incongruenti con l’amore per un’altra persona e non combaciano con il rispetto. Non sempre è facile conciliarli. E parlo da donna che ha tradito e che è stata tradita, da donna che ha amato, che è stata amata, ma che è anche stata usata come un trofeo. Quindi credo che sia un bel dilemma gestire cuore e sessualità».
(…) Lavorare per produzioni americane è diverso rispetto a quelle dei film d’autore (che pure ama fare), ma neppure tanto. «Cambiano le proporzioni, ovvio, i mazzi di fiori sono enormi, i caravan così grandi che ci potresti vivere dentro. Però poi davanti alla macchina da presa il tuo lavoro è lo stesso». Da quando ha calzato i panni di una cantante lirica ascolta Maria Callas, Montserrat Caballé e Beverly Sills. «Il Don Giovanni è la mia opera preferita». Non è scaramantica: «Non mi piace essere dipendente da cosine».
Le sue amiche sono attrici, giornaliste, scrittrici, medici, avvocate. «Ne ho alcune ancora dai tempi del liceo classico a Città di Castello». Sempre dalla parte delle donne, si spese per il referendum sulla fecondazione assistita. Sull’utero in affitto dice: «Perché una sorella non dovrebbe prestarti il suo grembo per renderti felice? E se una sconosciuta si fa pagare, ma nutre di amore il bambino come se fosse suo, dov’è il male?». Alla fine, per lei conta solo una cosa. «L’amore è sempre il filo conduttore. Se sono fatte con amore e per amore, vanno bene tutte le cose».