LONDRA, 1 NOV – Dal 2005 ad oggi il principe Carlo d’Inghilterra avrebbe influenzato l’iter di almeno dodici leggi. Lo rende noto il Guardian. Utilizzando un’antica prerogativa reale il primogenito della Regina Elisabetta e erede del trono d’Inghilterra avrebbe esercitato il proprio diritto di veto su una dozzina di progetti di legge che potenzialmente non sono andati in porto solo perché entravano in conflitto con i suoi interessi.
Nessuno lo sapeva prima che il Guardian, grazie al Freedom of Information Act, facesse i conti in tasca al principe. Immediata la replica di Downing Street: ”Non c’è nessuna intenzione di cambiare le norme in vigore, fissate nella ‘bibbia’ del protocollo Erskine May”, secondo le quali il consenso dell’erede al trono è richiesto per materie che ”riguardano gli interessi del Principato del Galles, la Contea di Chester e in particolare la Ducea di Cornovaglia”, quest’ultimo un ‘dominio’ creato nel 1337 da Edoardo Terzo e valutato oggi 712 milioni di sterline: da questo fondo, gestito da uno staff a tempo pieno di un centinaio di persone, arriva a Carlo il reddito per il suo stile di vita da nababbo.
Secondo il Guardian, il figlio di Elisabetta avrebbe fatto sentire la sua opinione in almeno una dozzina di casi dal 2005 e un ampio spettro di questioni: dalle olimpiadi di Londra del 2012 al gioco d’azzardo e perfino sulle norme per la rimozione dei relitti di naufragi.
Tra 2007 e 2009, secondo documenti della House of Commons ottenuti dal quotidiano, il Principe sarebbe stato consultato su proposte legislative riguardanti i medici legali, l’accesso alle coste, progetti energetici e pianificazione urbanistica. Il tutto con la possibilità di porre il veto se le norme in esame fossero andate contro ai suoi interessi.
E’ questa una possibilità che molti costituzionalisti e ovviamente chi in Gran Bretagna critica la monarchia vedono come il fumo negli occhi anche, e soprattutto, alla luce della tendenza dell’erede al trono a voler dire la sua nelle cause che gli stanno più a cuore: dall’estetica architettonica all’ambiente.
La “parlantina” di Carlo viene giudicata dagli addetti ai lavori in aperta contravvenzione del suo ruolo istituzionale. Berwin Leighton Paisner, guru del diritto parlamentare, ha paragonato il potere attribuito a Carlo al “pulsante nucleare” delle superpotenze durante la guerra fredda: ”Tutti sanno che probabilmente non lo userà, ma il solo fatto che lo possa usare ha una influenza nei negoziati”.