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ROMA – Il dramma di Randi Ingerman inizia nel 2006 con il reality show La Fattoria, che non le portò nuova fama, ma la prima di tante crisi. Da allora è lentamente scivolata nell’oblio. Per 11 anni l’ex modella e attrice americana è sparita dagli schermi per affrontare gravissimi problemi personali. Primo fra tutti l’epilessia: più di 140 attacchi epilettici, una media di uno al mese. Ma anche diversi dolorosissimi lutti: la morte del padre, di suo fratello per overdose di antidepressivi e della sua nipotina, allattata da una madre tossicodipendente.
Intervistata da Vanity Fair in occasione dei suoi 50 anni, ancora bellissima Randi Ingerman ha raccontato la sua agonia:
Dopo otto anni di ricerche vane, una dottoressa ha trovato la diagnosi: epilessia causata da malformazione del lobo temporale sinistro. “Dobbiamo operarti”, mi ha detto, “e toglierti un pezzo di cervello”. Per ora, visti i rischi ed effetti collaterali dell’operazione, ho detto di no
A quel punto la Ingerman ha scelto l’alternativa naturale e ha scoperto la marijuana terapeutica. O meglio, un suo derivato:
Da due mesi prendo questo: olio di canapa prodotto in America perfettamente legale, contenente Cbd (cannabinoide non psicoattivo, a differenza del Thc, ndr). Ne metto un po’ sotto la lingua tre volte al giorno.
Da quando ha iniziato a farne uso, non ha più avuto crisi e combatte al fianco della Federazione Italiana Epilessie.
“Cerco di informare gli italiani su questa malattia e lottare contro le discriminazioni verso gli epilettici, voglio aiutare le persone che stanno male, che si sentono abbandonate”.
E poi ci sono stati i dolori familiari che hanno aggravato la già fragile salute della attrice, che ha subito anche tre aborti spontanei.
Adesso lavoro tanto. Ho una linea di cosmetici e una di accessori per la cucina. Scrivo, suono il flauto, cucino. Sto ricominciando a uscire di più e sono tornata in palestra, dove ho ritrovato vecchi amici. A volte prendo il taxi o la metro, ma mai da sola.
Mi alzo e cerco una piccola gioia. Anche per un tramonto, ne vale la pena