Sanremo 2025, le pagelle della prima serata: il Festival perfetto (forse troppo?) (blitzqutodiano.it) foto ANSA
Sanremo è tornato, e con lui la nostra voglia di commentare e, ovviamente, giudicare dall’alto dei nostri divani. La prima serata della 75ª edizione del Festival di Sanremo ha visto sfilare sul palco i 29 Big in gara, tutti in una volta, con un buffet di canzoni che ha messo a dura prova la digestione musicale degli spettatori.
A condurre Sanremo 2025 c’è Carlo Conti, che torna all’Ariston dopo dieci anni. Un ritorno rassicurante. Il suo Sanremo è infatti classico, efficace, ma senza sorprese. Dopo gli anni di Amadeus, che ci aveva abituati a colpi di scena, momenti social e siparietti fuori controllo, la precisione chirurgica di Conti si sente. Forse troppo. Il ritmo è fluido, il copione impeccabile, i tempi perfetti… eppure manca qualcosa. Un piccolo incidente, una stecca, un Fiorello che entra all’improvviso, un tocco di di umana esitazione, quel brivido che ci fa dire: “Oddio, cos’è appena successo?”. Qualcosa che ci ricordi che il Festival è anche caos e imprevedibilità. Voto alla serata: 6 politico. Perché tutto bene, ma senza emozioni forti.
Passiamo al succo della questione: chi ha brillato e chi no? E soprattutto, chi ci farà cantare per i prossimi mesi?
Eccolo qui, il genio un po’ fuori dagli schemi che finalmente arriva a Sanremo. Lucio Corsi ha portato sul palco un pezzo che un po’ ricorda Venditti e un po’ Gianni Rodari, che unisce rock d’autore e sonorità folk cosparse di un pizzico di nostalgia vintage. La sua canzone suona come qualcosa che sarebbe potuto uscire negli anni ’70, ma che allo stesso tempo è freschissima. Unico, coinvolgente e magnetico. Bravo.
Cristicchi ci prende, ci scuote e ci commuove. Un pezzo che parla di genitori che invecchiano e di figli che li vedono diventare fragili. Tocca corde profonde, ci mette davanti alla realtà senza filtri e ci lascia con il magone. Simone, ci avevi già fatto piangere con “Ti regalerò una rosa”, ora volevi proprio finirci? Grande sensibilità, grande testo, grande artista.
Un Brunori che fa Brunori, e va benissimo così. Porta un pezzo dedicato alla figlia, con atmosfere alla De Gregori e un testo che colpisce dritto al cuore. Forse un po’ troppo Rimmel? Forse. Ma quando una canzone è bella, va bene tutto.
Altra sorpresa della serata. Chitarra in spalla e un sound che sembra ricordare quello di Amy Winehouse. Finalmente una ventata d’aria nuova, con una voce che affascina e un brano che resta in testa.
Un problema: non puoi non cantarla. Stash e soci hanno fatto centro ancora una volta, confezionando un pezzo che ci perseguiterà per tutta l’estate. Se li ascolti una volta, sei fregato. Li ascolti due, è già troppo tardi: stai già ballando.
Dopo mille trasformazioni, Lauro torna alle origini con un pezzo che richiama la tradizione del cantautorato romano. Un Achille Lauro più maturo, meno provocatorio, ma sempre magnetico. Un po’ di trasgressione ci manca, ma la canzone funziona.
Testo intelligente, groove accattivante e una presenza scenica che convince. Un ritorno convincente per Willie.
Quando canta Giorgia, canta Giorgia. La voce è sempre incredibile, l’eleganza pure. Il problema? La canzone non ha quel guizzo che ci aspettavamo. Non una delusione, ma neanche un’illuminazione.
Eleganza, precisione e un’interpretazione impeccabile. Gabbani non sbaglia un colpo, anche se questo brano è meno esplosivo rispetto ai suoi grandi successi. Ma è Gabbani, quindi piace sempre.
L’ex trapper è sempre più cantautore, ma quelle vocali aperte alla Sangiovanni fanno strano. È in cerca della sua nuova chiave, per ora ha trovato una serratura interessante.
Voce sempre splendida, canzone che scivola via senza scossoni. Noemi è nel suo elemento, ma forse avremmo voluto qualcosa di più audace.
Da fenomeno indie a istituzione sanremese il passo è breve. Il pezzo ha il giusto mix tra leggerezza e nostalgia anni ’80, con un testo meno spensierato di quanto sembri. Il look anni ’70 è tra i migliori della serata. Loro sul palco sono sempre top.
A Sanremo Irama diventa la versione più rassicurante di se stesso. Meno “urban”, più melodia sanremese. Il pubblico di Rai1 apprezzerà.
Meno dance, più intima. Elodie cambia veste, ma siamo sicuri che ne avevamo bisogno? Il pezzo è raffinato, ma un po’ di groove in più non avrebbe guastato. Ci manca l’Elodie che ci fa ballare come se non ci fosse un domani.
Se cercavi i Modà… hai trovato i Modà. Kekko canta con una costola incrinata e ci riesce benissimo, il tutto senza autotune e con strumenti veri. Il sound è sempre quello. Funziona? Certo.
La butto lì, a noi non dispiace. Fedez porta una canzone che, vista la sua situazione, la capiamo benissimo. Non sarà il brano della vita, ma c’è personalità. Adesso vedremo se il pubblico lo premierà.
Un Tony Effe più maturo, che guarda al folk romano. Il risultato? Interessante, ma ancora da perfezionare. Vediamo se cresce con gli ascolti.
Sta ancora cercando la sua identità musicale. Pezzo carino, ma non memorabile. Ha tempo per crescere, diamole fiducia.
Svolta artistica interessante, ma non convince del tutto. Forse serve un altro ascolto, forse no.
Al primo ascolto sembrava anonima, poi sul palco Rose ha ribaltato la situazione. Potrebbe crescere con gli ascolti.
Un pezzo che dal vivo guadagna punti. Olly ha energia e il pubblico lo sente.
Quando si apre nel ritornello, Ranieri dimostra ancora una volta perché è una leggenda della musica italiana. Nonostante il tempo passi, la voce resta potente e il brano lo valorizza.
Super squadra per un pezzo che trasuda anni ’90 da ogni beat. Se vi piace il rap old school, amerete questo.
Un po’ Loredana Bertè, un po’ revival anni ’80. Energia c’è, ma la canzone sa di già sentito.
Dance orecchiabile, potrebbe diventare un tormentone radiofonico.
Ha potenziale, ma necessita di più ascolti per essere davvero apprezzata.
Gioca con le sue radici, con un mix tra pop e rap che funziona.
Nonostante qualche problema tecnico, tiene botta e porta un pezzo solido.
Gaia punta al tormentone, e potrebbe anche riuscirci. Il ritornello resta in testa come una notifica WhatsApp, ma riuscirà a durare più di una settimana?
La prima serata di Sanremo 2025 ha fatto il suo dovere, ma senza stupire. Tutto troppo perfetto, troppo calcolato, troppo pulito. Manca un po’ di quella magia imprevedibile che rende il Festival unico.
Per fortuna siamo solo all’inizio: c’è ancora tempo per le polemiche, i colpi di scena e magari qualche scivolone che renderà questa edizione più interessante. Chi riuscirà a conquistare davvero il pubblico? Lo scopriremo nelle prossime serate!