Sanremo 2025, le pagelle della terza serata: Carlo Conti il voto peggiore (blitzquotidiano.it) foto ANSA
La terza serata di Sanremo 2025 si è conclusa lasciando il pubblico interdetto e diviso tra applausi e critiche, ma una cosa è certa: Carlo Conti è finito nel mirino come il conduttore che sta trandendo la spontaneità e l’energia ribelle di un Festival che, negli ultimi anni, è stato capace di sorprendere. Con la terza serata il pubblico ha ufficialmente sentito gli echi troppo perfetti e ingessati dei Festival del passato. Così, mentre Carlo Conti prosegue con il suo ritmo da record mondiale dei 100 metri, tra gaffe e siparietti discutibili, i cantanti provano a lasciare il segno. Alcuni ci riescono, altri meno. Ecco le pagelle delle esibizioni, senza sconti.
Già dalla prima serata si avvertiva uno strano sentore, ma con la terza è diventato ufficiale: Carlo Conti sembra aver scambiato il palco dell’Ariston per una catena di montaggio. Via il superfluo, taglia le pause, asciuga i convenevoli. Ogni secondo è prezioso e guai a chi si attarda: ospiti e cantanti vengono accompagnati fuori scena con la grazia di un buttafuori all’ora di chiusura.
Il conduttore ha trasformato ogni esitazione in una colpa, bacchettando chiunque osasse rallentare la marcia. Sgradevole la battuta a Elettra Lamborghini che, mentre presentava il cantante in gara, si è sentita dire da Conti: “Possiamo anche andare più veloci”.
Non solo il ritmo serrato, ma anche le interazioni con i co-conduttori stanno lasciando perplesso il pubblico. Durante una scena con Katia Follesa, mentre la conduttrice cercava di presentargli il suo nuovo look, Conti ha lanciato un commento tagliente riguardo alle “tendine” delle braccia della Follesa. Un momento che forse su carta suonava come ironia brillante, ma in diretta è finito per oscillare tra l’infelice e il superfluo. La risposta di Katia, al contrario, è stata fulminante e ha riportato la scena sulla giusta carreggiata, dimostrando che, in un Sanremo così perfettino, l’imprevisto resta l’unica vera fonte di freschezza.
Già la seconda serata aveva già visto Conti inciampare sulle parole, con la gaffe con Bianca Balti. Nonostante la modella avesse chiarito in conferenza stampa di non voler parlare della sua malattia, Conti l’ha presentata sul palco definendola una “guerriera”.
Brunori porta all’Ariston una delle perle di questa edizione. Un brano sincero, intimo, con la sua inconfondibile capacità di raccontare la vita vera senza scadere nella banalità. La sua dedica alla figlia emoziona e conquista il pubblico, che lo premia con una standing ovation. Quando la musica parla da sola, il resto passa in secondo piano.
Noemi è ormai una certezza sul palco di Sanremo. La canzone forse non è tra le più memorabili del suo repertorio, ma la sua voce potente e l’interpretazione intensa riescono a dare una marcia in più al pezzo. Il pubblico apprezza e applaude, anche se manca quel guizzo per farla brillare davvero.
Dopo un esordio non brillantissimo, Olly si riprende con una performance più solida. La canzone è intensa, malinconica al punto giusto, anche se la voce sembra un po’ troppo incerta. Il pubblico apprezza, ma non si entusiasma del tutto.
Tony Effe porta sul palco un brano che sembra uscito direttamente dagli anni ‘90, con un testo che celebra lo stereotipo del maschio italiano. Divertente? Forse. Innovativo? Assolutamente no.
Gabbani si conferma il re dei tormentoni sanremesi. La sua canzone è un inno alla vita, orecchiabile e con quel mix tra leggerezza e profondità che lo contraddistingue. Funziona, anche se forse non ha l’effetto sorpresa di “Occidentali’s Karma”.
Il duo indie porta una canzone dal sound accattivante. Il testo, meno elaborato rispetto ai loro precedenti lavori, colpisce comunque per la capacità di evocare immagini semplici ma efficaci. Il pubblico dell’Ariston balla e canta con loro, segno che il pezzo è già un successo.
Irama è una certezza a Sanremo, ma questa volta non convince del tutto. Il brano ha una bella atmosfera, ma manca qualcosa per renderlo davvero incisivo. La sua interpretazione è sentita, ma non basta a far decollare la canzone.
Un pezzo dal ritornello martellante, che entra in testa al primo ascolto. Gaia si conferma una delle artiste più contemporanee della serata, e la sua performance è energica e coinvolgente. Il balletto virale farà il resto, ma il brano in sé non è particolarmente profondo.
I Modà restano fedeli a loro stessi, per la gioia dei fan e la disperazione di chi li trova ripetitivi. Il brano è una ballad classica, con il solito Kekko che canta l’amore con la sua inconfondibile enfasi. Nessuna sorpresa, ma una solida esibizione.
Ranieri è sempre un’icona e sul palco dell’Ariston porta un brano intenso e struggente, perfetto per la sua voce e il suo stile. Non è una rivoluzione, ma una dimostrazione di classe ed esperienza che il pubblico apprezza.
La giovane promessa di Sanremo si difende bene, anche se il brano non è tra i più forti della serata. La sua voce è fresca e convincente, ma serve qualcosa di più per lasciare davvero il segno.
Qualcosa di diverso. Joan Thiele porta un sound internazionale e raffinato, con una canzone che si distingue dal resto della line-up. Non sarà il pezzo più sanremese, ma è un’ottima proposta che merita attenzione.
Un pezzo hip-hop con sonorità black che aggiunge un po’ di varietà alla serata. Non è un capolavoro, ma si lascia ascoltare e funziona bene dal vivo. Il pubblico più giovane apprezza.