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Allo svizzero Nemo l’Eurovision, fischi all’artista israeliana, Italia settima con Angelina Mango

Allo svizzero Nemo l’Eurovision, fischi all’artista israeliana, Italia settima con Angelina Mango.  Lo svizzero Nemo con il brano “The Code”, pezzo sulla sua identità non binaria, ha vinto l’Eurovision della discordia mettendo d’accordo le giurie e il televoto. Alzando al cielo il microfono di cristallo ha detto:” Spero in pace, unità e dignità per tutte le persone.”

Niente da fare per Angelina Mango che, dopo la vittoria ad “ Amici” e quella al Festival di San Remo, si è fermata al settimo posto: era quarta dopo il voto delle giurie che non le hanno mai assegnato il massimo dei punti.

EUROVISION, CLASSIFICA FINALE

Prima la Svizzera, al secondo posto la Croazia, terza l’Ucraina. Giù dal podio nell’ordine: Francia, Israele, Italia, Armenia, Svezia e Portogallo. Contestato a suon di fischi Martin Osterdahl, supervisore esecutivo nell’Eurovision Song Contest. Osterdahl è stato fischiato da una larga parte del pubblico della Malmö Arena quando ha dato il via all’annuncio del voto delle giurie con il consueto “ Good to Go”. È il caso di ricordare che l’evento musicale di Malmö ha reso un meritato omaggio agli Abba, il gruppo svedese che, 50 anni fa, ha vinto la manifestazione europea con il brano Waterloo.

POLEMICHE E DISCORDIA

Si è visto e sentito di tutto alla Eurovision di quest’anno, edizione n. 68: l’espulsione dell’artista olandese Jost Klein 26 anni, squalificato dopo essere finito sotto inchiesta della polizia per intimidazioni nei confronti di una donna del team di produzione dello show. Poi hanno fatto rumore i cori dei cortei pro-Gaza. L’attualità ha marchiato la serata svedese con i richiami alla guerra in Medio Oriente al punto che la concorrente israeliana Eden Golan,  sommersa di fischi, ha dovuto essere scortata alla Malmö Arena da ben 12 auto e 100 poliziotti. La guerra di Israele a Gaza è piombata sull’Eurovision come una valanga. Innumerevoli le proteste dentro all’Arena e persino sul palco. La cantante Italo-norvegese Alessandra Mele, visto il clima, ha rinunciato all’incarico di portavoce della giuria, scandendo sui social “C’è un genocidio in corso”.

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