Chiara Ferragni è stata ospite da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa su Nove. Un’intervista molto attesa dopo il caso Balocco e l’allontanamento tra l’influencer e il marito Fedez, che di fatto ha confermato. “Si pensa sempre un personaggio dietro a lo schermo sia un personaggio artificiale – racconta Ferragni – quindi dietro qualsiasi mossa io faccia si pensa sempre che ci sia un pool d’esperti, qualcuno che mi consiglia, io stratega che decido ‘Adesso io e mio marito ci allontaniamo per far credere a questa crisi’ quando purtroppo non è così, mi piacerebbe essere una tale stratega, sarebbe meglio della realtà delle cose; no, purtroppo non è una strategia. È l’idea di essere un personaggio pubblico, tu rinunci alla tua privacy e quando nei momenti in cui chiedi privacy è difficile anche averla”.
“Siamo stati una coppia molto social – continua – La privacy non esiste, l’abbiamo deciso noi, non è neanche colpa dei media. Io avevo un racconto personale da quando avevo 16 anni, Federico è stata una persona che era molto simile a me in questo tipo di racconto, quando ci siamo incontrati è stato il botto naturalmente sui social perché ognuno raccontava l’altro a modo suo. Abbiamo entrambi rinunciato un po’ della nostra privacy in favore del nostro racconto personale, è una scelta, a noi andava fare così. Io sono cresciuta con questa idea, raccontare me stessa, e se sono chi sono lo devo a quest’idea di raccontare me stessa. Naturalmente ci sono lati più negativi ma fanno parte di tutto il gioco”.
“In fase contrattuale abbiamo chiesto che venisse fatta questa donazione di 50mila euro, ma a noi faceva comunque piacere comunicare la beneficenza. Siamo dell’idea che la beneficenza non sempre debba essere fatta in maniera privata, io stessa l’ho fatta privatamente tante volte, però quando la si fa pubblicamente può creare fenomeni di emulazione, può accendere un faro su delle cause sociali. A me è successo a Sanremo, quando ho deciso di devolvere il mio intero cachet all’associazione D.i.Re., che si occupa di aiutare donne che subiscono violenza fisica, psicologica, economica, e non mi sono limitata a donare il cachet, ma ho cercato di farle parlare in tutte le sedi possibili. La stessa cosa è successa durante il Covid, per creare effetti emulativi, quando io e Federico abbiamo fatto una donazione iniziale di 50mila euro l’uno, che se non avessimo comunicato sarebbe rimasta a 100mila euro. Nel caso del pandoro Balocco, se effettivamente c’è stato un fraintendimento e le persone hanno capito male, le cose potevano essere fatte meglio, c’è stato un errore”.
“Adesso c’è una normativa più chiara per questo tipo di operazioni. Tre giorni dopo che è scoppiato il caso Balocco ho fatto un video perché ero terrorizzata dal non dimostrare la mia buona fede. Volevo che le persone sapessero che quello che era stato fatto, se anche le cose potevano essere fatte meglio, c’era buona fede. Per cui mi sono messa a fare questo video – che poi è stato analizzato varie volte, in cui mi ero anche truccata decentemente e sono stata accusata di essermi ripresa struccata – perché l’idea era far passare il concetto che se avevo sbagliato ero pronta a restituire tutto quello che le mie società hanno guadagnato, perché ero in buona fede. Chiedo scusa e non farò mai più operazioni di questo genere, perché se creano fraintendimenti è sbagliato farle, io non mi voglio più trovare in questa situazione in futuro. Per cui sì, col senno di poi è meglio scollegare rapporti commerciali e beneficenza”. QUI i video dell’intervista.