I Dik Dik sono tra gli ospiti della puntata odierna del programma “La volta buona” condotto da Caterina Balivo. L’iconico gruppo che ha fatto la storia della musica italiana, composto da Lallo, Pietruccio, Gaetano Rubino e Mauro Gazzola, racconterà in studio qualcosa in più sulle loro origini e la loro incredibile carriera.
Il viaggio dei Dik Dik ha avuto inizio a Milano nel lontano 1965, quando un gruppo di giovani talentuosi decise di unire le proprie forze per dare vita a una band che avrebbe segnato un’epoca. Originariamente conosciuti come Dreamers e successivamente come Squali, il gruppo cambiò il proprio nome in Dik Dik dopo aver ottenuto un contratto discografico con la Dischi Ricordi. Il nome “Dik Dik” fu scelto casualmente da Pietro Montalbetti, uno dei membri fondatori, ispirandosi all’antilope africana.
Riportiamo di seguito, l’attuale formazione del gruppo musicale:
Ma dobbiamo anche ricordare gli ex componenti dei Dik Dik:
Il 18 dicembre 2020 muore Erminio Salvaderi, per complicazioni da Covid-19.
Agli inizi dell’anno successivo, questi fa ascoltare a Montalbetti una canzone che, appena uscita negli Stati Uniti d’America sta riscuotendo un successo clamoroso: California Dreamin’ dei The Mamas & the Papas. L’impasto delle voci, la melodia trascinante e le soluzioni musicali colpiscono Montalbetti che convince Mogol a scrivere un testo in italiano.
Il paroliere si mantiene abbastanza fedele al testo originale. Anche in Italia, con il titolo Sognando la California la canzone riscuote un successo clamoroso. Sul retro del 45 giri viene scelta Dolce di giorno, scritta da Mogol e Lucio Battisti che hanno iniziato a collaborare.
Da allora si susseguono i 45 giri di successo: nel 1967, Il mondo è con noi (ancora una reinterpretazione dei The Mamas & the Papas, con sul retro Se io fossi un falegname, versione italiana di If I were a carpenter di Tim Hardin). Nel 1967 Inno (cover, sempre ad opera di Mogol, di Let’s go to San Francisco dei The Flower Pot Men).
E ancora: Senza luce (cover, sempre con i testi di Mogol, di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum) con la quale raggiungono il primo posto nella Hit Parade. Nel 1968 esce Il vento (ancora di Mogol e Battisti, con sul retro L’eschimese è invece una versione italiana di The mighty Quinn di Bob Dylan, ancora opera di Mogol). L’anno seguente Il primo giorno di primavera, con Lucio Battisti alla chitarra acustica e Pino Presti al basso elettrico che arriva prima in classifica per due settimane.
Nel 1969 partecipano al Festival di Sanremo con Zucchero, in coppia con Rita Pavone. Al festival tornano l’anno dopo con Io mi fermo qui. Altro successo del 1970 è L’isola di Wight (cover di Wight Is Wight del cantautore francese Michel Delpech), Vendo casa (1971, ancora di Mogol e Battisti), Viaggio di un poeta (1972), Storia di periferia (1973), Help me (1974).
Nel 1972 i Dik Dik danno alle stampe il primo album originale, dal titolo Suite per una donna assolutamente relativa. Il lavoro, composto da Mario Totaro con i testi di Herbert Pagani, è un esperimento di rock progressivo. Il pubblico, che si aspettava brani di pop melodico, non gradisce il cambiamento di rotta e l’album costituirà per il gruppo il più grande insuccesso di vendite.
Come molte band della loro epoca, i Dik Dik hanno sperimentato alti e bassi lungo il loro percorso. Dopo una serie di successi straordinari negli anni ’60 e ’70, il gruppo ha affrontato sfide e cambiamenti nel corso degli anni successivi. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i Dik Dik hanno continuato a far sentire la propria voce nella scena musicale italiana, dimostrando una resilienza e una passione senza pari.
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