Elena Di Cioccio, attrice e conduttrice in radio e tv, ha rivelato a Le Iene di essere sieropositiva. In un monologo davanti alle telecamere, ha esordito dicendo: “Ciao, sono Elena Di Cioccio, ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva. Ho l’Hiv”.
La figlia di Franz Di Cioccio della PFM, che in passato è stata una Iena per qualche anno, ha scelto proprio il programma che l’ha fatta conoscere al grande pubblico per raccontarsi. “Sono una di quelli con l’alone viola. Ero molto giovane quando questa diagnosi stravolse completamente la mia vita. All’inizio ho avuto paura di morire, poi di poter fare del male al prossimo. ‘E se contagi qualcuno?’, mi dicevo, ‘Non me lo perdonerei mai’. Non è mai successo, non ho mai contagiato nessuno e non sono morta. Invece in questi 21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa. Ho vissuto la malattia come se fosse una colpa. Pensavo che tra me e l’altro, la persona peggiore fossi sempre io. Mi sentivo sporca, difettosa. Avevo timore di essere derisa, insultata, squalificata dal pregiudizio che ancora esiste nei confronti di noi sieropositivi”.
“Era l’11 febbraio 2002 quando ho saputo dagli esami del sangue, che facevo ogni sei-otto mesi, compreso il test per l’Hiv, che ero infetta”, ha spiegato Di Cioccio. “Era sconcertante perché all’epoca ero un’integralista, temevo le malattie a trasmissione sessuale e mi proteggevo. Avevo convinto anche il mio nuovo fidanzato a fare il test. Peccato che tra l’ultimo esito negativo e quel ragazzo qualcosa è andato storto”.
Elena Di Cioccio ha spiegato il motivo per cui ha nascosto per tanti anni la sua condizione clinica: “Per difendermi, ho nascosto la malattia iniziando a vivere una doppia vita. Una sotto le luci della ribalta e un’altra distruttiva e depressa. Ma una vita a metà non è vita, e ho capito che ne sarei morta se non avessi fatto pace con quella parte di me. Io sono tante cose e sono anche la mia malattia. Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più, e l’Hiv che è molto diversa da come ve la immaginate. Io non sono pericolosa, sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico. L’ignoranza”.
Nel suo libro in uscita il 4 aprile, Cattivo Sangue, la Di Cioccio racconta la sua sieropositività. E anche la sua dipendenza dalla cocaina nel frattempo superata. In un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato di aver parlato del suo segreto con poche persone: “Ho sperimentato ogni tipo di reazione: fuga, compassione, rabbia. Ma il problema è come sto io rispetto a questa cosa. La medicina ha fatto finire l’epoca dell’alone viola, della paura: per voi e per noi”. A causa della sua condizione ha dovuto rinviare il suo desiderio di diventare mamma: “Oggi una donna sieropositiva negativizzata può rimanere incinta. Prima non era così: serviva un passaggio tecnico, pianificare. Fa male”.
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