Enzo Tortora è stato uno dei padri della televisione italiana, con una carriera di grande successo ma anche con la macchia di un caso di malagiustizia che lo ha coinvolto e che ne ha segnato gli ultimi anni di vita. Scopriamo la carriera, la biografia e la vita privata dello storico creatore e conduttore del programma Portobello.
Enzo Tortora è nato a Genova il 30 novembre del 1928. Figlio di Salvatore Tortora e Silvia, entrambi di origini napoletane, Tortora si diploma presso il liceo classico Cristoforo Colombo di Genova e nel 1947 entra nell’Orchestra di Totò Ruta come percussionista. Consegue la laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova e lavora per alcuni spettacoli con Paolo Villaggio. Entra in Rai a 23 anni. La sua prima apparizione in video risale al 1956, come valletto di Silvana Pampanini nel varietà Primo applauso, che inizierà a condurre lui stesso poco dopo. I primi programmi di successo nei quali Tortora ottiene un certo successo sono Telematch e Campanile sera.
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Tortora muore a Milano il 18 maggio del 1988, all’età di 59 anni, a causa di un tumore ai polmoni. Muore quasi un anno dopo la sua definitiva assoluzione.
Il 26 dicembre del 1953, a Rapallo, Tortora si sposa con Pasqualina Reillo. Dal loro matrimonio nasce la sua prima figlia, Monica. La coppia si separa nel 1959, con l’annullamento del loro matrimonio da parte della Sacra Rota. Tortora si sposa una seconda volta, nel 1964, con Miranda Fantacci, insegnante ventisettenne incontrata tre anni prima a Firenze. Con la Fantacci, Tortora ha due figlie, Silvia e Gaia, entrambe giornaliste. Il matrimonio con Miranda Fantacci termina nel 1972. L’ultima donna della vita di Tortora è Francesca Scopelliti, alla quale scrive numerose lettere nel periodo in cui si trova in carcere, raccolte poi nel libro Lettere a Francesca.
Quello di Enzo Tortora è stato un caso giudiziario incredibile, tra i più noti della storia italiana perché figlio di una clamorosa ed evidente situazione di malagiustizia. Il giornalista finisce sotto accusa per presunte affiliazioni alla camorra, reati gravi che non ha mai commesso. Tortora viene accusato, su richiesta dei procuratori Francesco Cedrangolo e Diego Marmo, dal giudice istruttore, il magistrato Giorgio Fontana, di reati a lui estranei sulla base di accuse formulate da soggetti provenienti da contesti criminali. L’accusa culmina con l’arresto di Tortora il 17 giugno del 1983, imputato di associazione camorristica e traffico di droga.
Segue un periodo estremamente complicato per il giornalista, vittima anche di una gogna mediatica, oltre che giudiziaria, ai limiti dell’inverosimile. Tortora, dopo sette mesi di reclusione, viene liberato. Il 17 settembre del 1985, il giornalista viene condannato nuovamente a 10 anni di reclusione. Un’anno dopo, la sua totale estraneità ai fatti contestati viene riconosciuta in via definitiva, quando viene assolto dalla Corte d’appello di Napoli, con sentenza confermata dalla Corte di cassazione nel 1987.
Tornato in televisione nel 1987, ancora una volta alla guida di Portobello, Tortora viene accolto con una standing ovation, dopo la quale seguono le sue parole e una frase che è entrata nella storia della televisione: “Dunque, dove eravamo rimasti?”.
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Tortora è stato uno degli autori televisivi più importanti della televisione italiana. Ha condotto diversi programmi di grande successo, legando la sua immagine in particolare a La Domenica Sportiva e soprattutto a Portobello, in onda sulla Rai dal 1977 al 1983 e di nuovo per un breve periodo nel 1987. Inoltre, è stato eletto europarlamentare per il Partito Radicale, di cui diventa poi anche presidente. A Tortora è stata dedicata la Biblioteca Enzo Tortora a Roma e la Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta dalla compagna, Francesca Scopelliti.
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