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Festival di Sanremo, canzoni soffocate dalla gazzarra politica di Fedez e compagni: la Rai ne esce a pezzi

Sarà stato pure un festival che ha messo milioni di italiani davanti alla tv, ma non c’è dubbio che alla fine la Rai ne esce con le ossa rotte.

Qualcuno lo definisce San voto, invece che Sanremo; altri gridano tanto da invocare l’abolizione del canone. Infine i più scalmanati vogliono la testa dell’amministratore delegato Carlo Fuortes e del direttore della prima rete Stefano Coletta. Violente polemiche a parte, Viale Mazzini respinge tutte le accuse, ma la difesa è debole e il braccio di ferro non finirà qui.

Lo si deve sopratutto all’incertezza dei vertici Rai se la situazione è stata ed è quella che è. Si è sfogliata più volte la margherita, “lo facciamo, non lo facciamo”. Ma quel che più conta è mancato il coraggio di andare avanti  temporeggiando o rimangiandosi le scelte. Troppi guai ne sono scaturiti.

Lo dimostra innanzitutto il caso Zelensky che ha subito lacerato e diviso i padroni del vapore. Come certamente sapete il presidente ucraino avrebbe dovuto partecipare al festival per parlare agli italiani della guerra e della difesa “democratica” ucraina.

C’è chi ha gridato subito allo scandalo e la Rai ha dovuto fare un mezzo passo indietro. Solo lettura di un messaggio senza la presenza al festival canoro; ma neanche questa scelta è piaciuta ad una certa parte politica del Paese. Alla fine le parole del premier ucraino sono state lette da Amadeus quando era già notte fonda, dopo le due. Quanti erano ancora all’ascolto davanti alla tv?

Zalewski quindi no, ma alla pallavolista Paola Egonu si. Dietro un compenso di 25 mila euro per una sola breve serata, la campionessa, che non gioca più in Italia ma ha preferito andarsene in Turchia per guadagnare un milione netto l’anno, è stata libera di leggere il suo monologo (scritto da lei o da chi altro?) per screditare il nostro Paese e dire che “gli italiani sono razzisti”, anche se, bontà sua, “stanno migliorando”. Silenzio da Viale Mazzini per la seconda  perla della rassegna che dovrebbe essere dedicata alle canzonette.

Da qui sono partite altre critiche. “si dà voce a tutti tranne che al presidente ucraino”. Insomma l’Italia politica e non si è divisa in due. Un certo numero di uomini della destra badavano solo alla musica mentre sul palco del teatro Ariston si guardava a sinistra. Ritornelli già noti per cui ci si chiede ancora una volta perché il quaranta per cento degli italiani diserta le urne.

“Troppe donne sul palco, alcune insignificanti” urlavano alcuni, mentre la polemica politica è esplosa quando un rapper di nome Fedez ha stracciato la foto del vice ministro delle infrastrutture Galeazzo Bignami vestito durante una festa da nazista. Fratelli d’Italia non è rimasta più zitta. Ha inveito contro il vertice di Viale Mazzini ed ha minacciato una “purga” che non farà certo dormire alcune persone di Viale Mazzini.

Il festival ha un gradimento altissimo e lo si guarda anche in molti Paesi al di là dei nostri confini. Che cosa avranno pensato gli stranieri che volevano solo ascoltare canzonette? Che la nostra Italia è assediata dalla mafia, che la politica conta quanto il due di picche, che in parole povere non è igienico venire a trascorrere un periodo di vacanze qui da noi. Peggio mi sento se voglio investire. Sappiamo tutti che non è così, che l’Italia, almeno quella turistica, è tutt’altra cosa, ma i Palazzi del potere fanno di tutto per screditare il volto della nostra neravigliosa penisola.

Naturalmente in Viale Mazzini, nelle stanze che contano, si respingono le critiche affermando che è solo una “querelle” politica. Ma quando Fedez straccia in pubblico la foto di un vice ministro di che si tratta? Alla Rai dicono di no, che non sapevano affatto di come si sarebbe comportato il rapper. Ma c’è al contrario chi sostiene che il monologo era stato provato e riprovato dinanzi ai responsabili del programma.

Allora, come nelle favole di Fedro che studiavamo al liceo, in tutto c’è una morale da trarre. Riportiamo Sanremo al volto che dovrebbe avere: far conoscere al mondo la bellezza della nostra musica. Capiamo bene che farsi travolgere dalle polemiche aumenta a dismisura l’audience, però a tutto c’è un limite e questo non può significare che l’Italia è un paese da evitare. Perchè non è così. Anche se una perfida credenza straniera continua a predicare che siamo soltanto un popolo di spaghetti e di mafia.

 

Bruno Tucci

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