Nicolò Bongiorno, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, è il secondo figlio di Mike Bongiorno e attualmente ricopre il ruolo di presidente della Fondazione Mike Bongiorno. In una intervista al Quotidiano Nazionale, racconta le iniziative per commemorare il centenario della nascita del famoso presentatore tv.
“Sì, Poste Italiane ha emesso un francobollo in suo onore che verrà presentato domenica, insieme a un opuscolo illustrativo realizzato in collaborazione con la Fondazione Mike Bongiorno. Mia madre parlerà di questo evento a ‘Domenica in’. Alla fine dell’anno, Rai 1 trasmetterà una miniserie prodotta a Torino. Inoltre, è prevista una mostra itinerante, la cui prima tappa sarà il 17 settembre a Milano presso Palazzo Reale, per poi proseguire a Torino, in altre città italiane e negli Stati Uniti, dove Mike è stato l’italo-americano più popolare.”
Parlando di Mike padre… “Ricordo che quando mio fratello minore Leonardo compì vent’anni, mio padre gli scrisse una lettera commovente. Nonostante il nostro padre fosse totalmente impegnato nella sua professione, era profondamente legato alla famiglia. La sua dedizione al lavoro era totale, ma allo stesso tempo riusciva a essere un genitore presente. Aveva un carattere forte, talvolta severo, ma sapeva anche essere dolce. Conservo dei meravigliosi ricordi dei nostri viaggi, specialmente negli Stati Uniti.”
Vi sentivate diversi dai vostri coetanei essendo i figli di una leggenda vivente? “No, assolutamente. Per noi era solo nostro padre. Anche se i nostri compagni di scuola e le persone per strada parlavano di lui, per noi era semplicemente papà. Era normale vederlo in televisione: era al lavoro. Il cognome Bongiorno non ci ha mai pesato, anzi. Era gratificante vedere l’affetto che riceveva dalle persone, un’affetto che ancora oggi vive.”
Mike si sentiva sottovalutato da certa critica e da certi ambienti intellettuali? “Sì, specialmente negli anni ’50 e ’60. Temeva di avere una carriera breve nel mondo dello spettacolo, dove è necessario reinventarsi costantemente. Tuttavia, la sua carriera è durata più di cinquanta anni. È interessante notare che anche un intellettuale come Umberto Eco ha scritto un saggio sulla ‘fenomenologia di Mike Bongiorno’, che ha ricevuto un’enorme risonanza.”
C’era rivalità con i suoi colleghi? “Non ho mai sentito mio padre fare commenti o pettegolezzi su nessuno dei suoi colleghi. Era sempre molto corretto. La presunta rivalità tra Mike e Pippo Baudo, ad esempio, non esisteva. Erano amici. Si sentivano, si incontravano. Baudo veniva spesso a trovarci a Milano, portando regali come arance. C’era un affetto sincero che andava oltre il lavoro professionale. Si vedeva spesso con Fiorello e Fazio. Con Fiorello, ad esempio, ha realizzato degli spot.”
Ha mantenuto i rapporti con alcuni dei partecipanti ai suoi quiz? “Credo che nel tempo abbia mantenuto i contatti con Gianluigi Marianini, uno dei concorrenti resi famosi da ‘Lascia o raddoppia?’, così come con Giuliana Longari, campionessa di ‘Rischiatutto’, che successivamente ha lavorato in Rai.”
Qual è stato il momento più difficile per lui? “Ha continuato a lavorare fino alla fine. Forse, negli ultimi tempi, quando era più anziano, il rapporto con Mediaset si era complicato. Ne ha parlato anche con Fazio. Stava aspettando delle risposte che non arrivavano. Sono stati mesi di incertezza. Alla fine ha capito che era il momento di iniziare una nuova avventura, questa volta con Sky. Stava lavorando a un nuovo programma chiamato ‘Riskytutto’. Era entusiasta di questo progetto che ha animato gli ultimi anni della sua vita. Era ancora pieno di energia, incapace di rimanere inattivo.”