Matteo Messina Denaro potrebbe essere soggetto di una fiction, dopo Mare Fuori, ecco Denaro dentro.
“Tu fai sembrare inutili gli altri uomini”. Queste le parole della devota Diletta, l’ancella del Signore, al secolo
Matteo Messina Denaro. Ormai la cronaca sul latitante meno nascosto d’Italia sembra sempre di più a
somigliare alla Fiction di Mare Fuori, dove si mischiano dinamiche criminali a quelle sentimentali, soltanto
che quelle sono rappresentate da ragazzi e ragazze, con il loro ardore e ardire giovanile, qui siamo in uno
sceneggiato di persone di mezz’età avanzata, tra Viagra e triangoli.
Una cosa da questo diluvio quotidiano, evidentemente la privacy non è più un tema di diritto, emerge in
maniera chiara. MMD è una persona che legge, osserva e capisce i fenomeni. E come ha compreso e
organizzato l’evoluzione della mafia, da militare a finanziaria, così ha capito l’evoluzione di un altro
fenomeno.
In trent’anni di latitanza ha osservato il salto esponenziale della condizione di genere. Le donne
mentre lui era, comodamente, latitante sono cresciute enormemente sul piano dell’autonomia e sul piano
di cosa vogliono per sé.
Non sono più le donne della generazione di sua madre, sottomesse al padre padrone. Le donne oggi sanno quello che vogliono e si organizzano per ottenerlo.
Il maschio davanti a questa fenomenologia è ovviamente in crisi, non è più maschio alfa a tavolino, non riesce a stargli dietro.
E qui entra in campo il Casanova di Castelvetrano. “Tu mi capisci” gli scrivono tutte le sue innumerevoli
amiche, che siano compagne di cura o di letto.
Lui le ascolta, è paziente, dedica loro molto tempo, scrive messaggi da guru. È un uomo diverso rispetto ai mariti e compagni che hanno o hanno avuto. Lui c’è, si interessa dei loro problemi, e soprattutto li risolve. Una volta le donne non avevano problemi, loro dovevano eseguire, oggi gestiscono una massa di problemi, personali e familiari, anche perché quegli inerti dei mariti non sanno fare nulla. Sono appunto inutili.
MMD no. Lui aveva sempre la parola pronta, di conforto e di consiglio. E onomatopeicamente usava il suo
secondo cognome, Denaro. Ed in Sicilia si sa chi “in compenso ave li sordi accumigghia tutti gli imbrogghi”. È
un rovesciamento antropologico della canzone che si ascolta al matrimonio, tra le scene iniziali, del Padrino
di Francis Ford Coppola. Prima era lei la soluzione ai problemi dei maschi, portava la dote muliebrica, oggi
nel rovesciamento dei ruoli è Matteo che ci mette il Denaro, e aggiusta tutte le cose. E anche se è “lario
come Zito” che ci fa.
Un esercito di devote consenzienti, nonostante sappiano o intuiscano, le donne non sono sceme, il potere
criminale dell’Uomo. Ma le donne sono anche concrete. Meglio un Uomo, seppur delinquente, che mezzi
uomini o quaquaraquà.
Il bel Mare di Selinunte, dove si pescano le famose sardelle, sta fuori, ma il Denaro (Messina) deve stare
dentro, in tutti i sensi, ci fa campare, ci risolve i problemi di vita che altri ominicchi spesso hanno creato, ti
entra dentro mentre quelli fuggono. Così pensavano pare quelle dilette.
Aveva il fascino del consenso, oltre che del timore, Messina Denaro, se lo comprava con intelligenza e
magnificenza. Un fascino, diabolico, che si spandeva come l’olio del Belìce.
Il titolo della prossima fiction è bello e pronto. Denaro dentro.
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