Stop alle partite pirata. Maxi multe in arrivo a chi ha il “pezzotto” (decoder fuorilegge) per vedere le partite di calcio. Una vera e propria stangata: sanzioni da 150 a 5.000 euro. Nel mirino ettari di furbetti del cosiddetto “calcio piratato”. La lotta allo streaming online illegale di manifestazioni sportive si intensifica. Ed è una lotta che riguarda in primis il calcio (segnatamente le partite di serie A) ma non solo. Riguarda tutti gli eventi sportivi delle Tv a pagamento come Sky, Dazn, Amazon.
È quanto dice il commissario della Agicom (l’Associazione per le Garanzie nelle Comunicazioni con sede a Napoli e Roma, 419 impiegati). Massimiliano Capitanio è molto chiaro: ”Una tappa necessaria per multare gli utenti di pezzotto, gli utenti delle applicazioni facilmente scaricabili dagli store Android e Apple ma anche dai portali Amazon. È il modo migliore per combattere la pirateria contrastando le associazioni criminali, ma anche quelle legali (!) che fanno business rubando proprietà intellettuali. Purtroppo una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare”.
La lotta alla pirateria online è condotta non solo dalla Agicom ma anche dalla Guardia di Finanza che stanno conducendo un pressing notevole che, solo per il sistema calcio, costa 350 milioni all’anno, più di uno al giorno secondo le ultime stime. La battaglia contro i contenuti audiovisivi piratati è ora arrivata all’ultimo anello della catena, cioè l’utilizzatore finale. E tutto fa pensare che la vita potrebbe essere più dura per chi ama fare scorpacciate di calcio, film o serie tv mettendo mano, solo in minima parte, al portafoglio. Anche la Spagna si sta muovendo in questa direzione. Finora l’operazione italian chiamata “Dottor Pezzotto” ha colpito 500 “risorse web” e 20 canali Telegram. Operazione coordinata dalla Procura di Napoli ed eseguita dalla Gdf. Con la nuova legge sulla pirateria (93/2023) le sanzioni sono diventate molto pesanti; previsto anche il carcere fino a 3 anni, per chi trasmette in maniera illegale i contenuti, e sanzioni fino a 5.000 euro per chi ne fruisce. Le sanzioni hanno una tempistica chiara: i fruitori sono colpiti dal 1 febbraio, da quando cioè è stata attivata la piattaforma gestita dall’Agicom.
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