Tullio D Piscopo è tra gli ospiti della puntata di oggi 29 febbraio 2024 di “La volta buona“, il programma condotto da Caterina Balivo in onda su Rai 1 dalle 14,00. Batterista, cantautore, percussionista e bandleader di fama mondiale, scopriamo qualcosa in più su questo incredibile artista, dalle sue origini, la sua carriera e la sua vita privata.
Nato a Napoli il 24 febbraio 1946, Tullio De Piscopo ha 78 anni. De Piscopo è molto più di un semplice batterista: è un’icona, un virtuoso delle bacchette che ha saputo conquistare il cuore del pubblico con il suo talento eccezionale e la sua innata passione per la musica. Fin dalla giovane età, Tullio De Piscopo è stato immerso nel mondo della musica. Figlio di un batterista e percussionista che suonava al Teatro San Carlo di Napoli, è cresciuto respirando note e ritmi. Già dall’adolescenza, ha dimostrato un talento straordinario, suonando in gruppi jazz e facendosi notare per la sua abilità nella batteria.
Ma è stato negli anni ’70 che De Piscopo ha fatto il grande salto. Dopo essersi trasferito a Torino e successivamente a Milano, ha iniziato a collaborare con importanti artisti italiani e internazionali, tra cui il leggendario Pino Daniele. La sua versatilità e la sua tecnica impeccabile lo hanno reso uno dei batteristi più richiesti e rispettati del panorama musicale.
Tullio De Piscopo non si è limitato a essere solo un batterista. Nel corso degli anni ’80, ha intrapreso la carriera di cantante, partecipando anche a festival musicali di grande rilievo come Sanremo. Ma è sempre stato dietro la batteria che ha conquistato il cuore del pubblico, regalando performance indimenticabili e contribuendo a definire il suono di intere generazioni.
Tullio De Piscopo è sempre stato molto riservato riguardo alla sua vita privata. Si sa però che è sposato con Dina, con cui ha avuto due figlie, Giusy e Michela. Nonostante la fama e il successo, ha sempre preferito mantenere un profilo basso quando si tratta della sua vita al di fuori della musica.
Tullio e Dina si sono conosciuti a Bologna, Dina è originaria di Sassuolo. In una intervista rilasciata a Repubblica alcuni anni fa, De Piscopo ha raccontato:
“Andando via da Napoli mi fermai a Roma: troppe donne, troppa psicosi da cinema. Mi distraevano. E scappai a Bologna, l’oasi del jazz. Un maestro d’orchestra mi aiutò a trovare una stanza alla pensione Do Re Mi”.
Quando Dina restò incinta, Tullio doveva tornare a Napoli per motivi famigliari e il padre della ragazza era certo che il musicista non sarebbe più tornato:
“Tornai e la sposai. Sono nate due figlie splendide, Giusy e Micaela di 42. Che mi hanno donato quattro meravigliosi nipoti: Giulia, Matteo Tullio, Vittoria e Marco. Vivono con me. Ho un labirinto dove stiamo tutti assieme”.
La vita di Tullio De Piscopo non è stata priva di sfide. Ha combattuto contro un tumore al fegato, dimostrando una forza e una determinazione straordinarie. Ma nonostante le avversità, ha continuato a suonare e a ispirare con la sua musica. Il batterista ha raccontato al blog Cutlura e Culture:
“Mi dettero sei mesi di vita per un cancro al fegato. Ero con Giusy il giorno della diagnosi: tumore maligno dei più brutti e dei più rari. Decisi di andare in Svizzera per preparami a morire con l’eutanasia. Non volevo cure. Dopo, capii di non essere pronto. Come rinunciare alla gioia dei miei nipoti?”, ha confessato il batterista a Repubblica. De Piscopo scoprì di essere malato per caso: “La Madonna ha fatto ‘o miracolo, l’ho capito dopo. Da una diagnosi sbagliata sulla prostata, a Monza, una serie di analisi fecero scoprire per caso il tumore”.
Nel novembre 2012 Tullio fu operato a Milano per il tumore. In due interviste, una per il sito Luce di Maria e una al Corriere della Sera ha raccontato che all’ospedale c’era anche Pino Daniele:
“Venne all’ospedale a trovarmi perché non credeva alla bugia che avevo raccontato a suo figlio Alessandro, parlandogli di un intervento di poco conto. Sapeva che in precedenza io avevo suonato anche con la febbre a 40, invece stavolta, per quella ‘fesseria’ gli avevo dato buca a un concerto”. “Gli dissi che avrei accecato il mio cancro. L’ho fatto. Dopo un mese, pur convalescente, fui lì sul palco a suonare con lui”.
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