vittorio-sgarbi-lear vittorio-sgarbi-lear

Vittorio Sgarbi: “Quando Amanda Lear mi toccò…”

vittorio-sgarbi-lear
Vittorio Sgarbi (foto Ansa)

ROMA – Con un articolo su Il Giorno, Vittorio Sgarbi, parlando del caso Weintein, racconta e confessa una sua avventura amorosa con Amanda Lear.

 A me capitò con Amanda Lear, fino a convincermi di ritenerla psicologicamente un uomo perché, per la prima volta nella mia vita, venuta nel mio camerino, dopo uno spettacolo, prima che io iniziassi l’ azione di «sfondamento», baciandola, poi iniziando a carezzarla, mentre convenzionalmente si sarebbe dovuta ritrarre, fu lei a precedermi, con lo schema tipicamente maschile, toccandomi i genitali, come mai mi era accaduto. Fu lei a prendere l’ iniziativa manuale. Accadde quasi trent’ anni fa.

Parlando del caso Weinstein, invece Sgarbi scrive:

La questione della differenza tra corteggiamento desiderato e seducente e molestie, violenza e prepotenza sessuale, è stato affrontato in modo radicale, e teoricamente garantista, dalla Chiesa, fino a farne materia di ben due comandamenti: «non fornicare» (verbo inusitatissimo), altrimenti formulato in: «non commettere atti impuri».

 «Non fornicare» sembra un ordine perentorio a inibire ogni atto sessuale. In collegio, negli anni della adolescenza, veniva declinata dai preti come «non masturbarsi» e accompagnata da una insinuante provocazione: «quante volte?», ovvero «quante seghe?». La confessione assumeva in quegli anni lontani, la metà degli anni Sessanta, lo stesso significato della ricarica del telefono per abilitarci a una prossima serie di atti masturbatori, inevitabile sfogo di un collegiale represso (e depresso). Con gli anni, poi, finite le seghe, la fornicazione sembrava addirittura perdere significato, dissolversi.

Gestione cookie