Addio concubine, arresto per chi va con prostitute: Pechino combatte l’adulterio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Luglio 2014 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
Addio concubine, arresto per chi va con prostitute: Pechino combatte l'adulterio

Addio concubine, arresto per chi va con prostitute: Pechino combatte l’adulterio

PECHINO – Addio alle concubine in Cina e anche alle prostitute, pena una pesante multa. La Cina si scopre moralista e dice addio alla “degenerazione morale“. Il motivo? Chi tradisce il partner è più incline all’immoralità e, secondo il governo cinese, il passo tra pagare una prostituta e lasciarsi corrompere da tangenti e mazzette è decisamente corto.

Giampaolo Visetti su Repubblica spiega:

“Peccare, oltre alla scrivania, varrà anche un ruolo da protagonista nella diretta nazionale delle «sessioni di critica e autocritica », record d’ascolti dell’estate. È la nuova «linea di massa» di Pechino, tesa a «sradicare edonismo e stravaganza» attraverso l’auto- gogna rossa. «Ho ceduto al piacere — è stato costretto a confessare alla Cctv il vicegovernatore dell’Anhui — corrompendo una ragazza e mentendo a mia moglie». La condanna per «degenerazione morale», che i cinesi traducono in «abuso di concubine», varrà cinque anni di «rieducazione politica»”.

L’adulterio, sottolinea Visetti, non è reato ma viene comunque sanzionato come violazione al codice di disciplina del partito-Stato e per questo a 6 funzionari l’aver pagato delle prostitute è costato caro:

“Sei alti dirigenti, secondo il Beijing Youth Daily sono stati rimossi per aver pagato delle prostitute. Sospesi altri dieci, pescati non soli a sudare in una sauna. Già Mao Zedong considerava il tradimento altrui «uno stile di vita degenerato che rivela la corruzione morale dell’individuo ». Sentenza applicata dai successori senza troppa convinzione: nel Paese operano 6 milioni di prostitute e il sesso a pagamento vale il bilancio di una multinazionale. A costringere il partito a dichiarare guerra alla scappatella, eccessi e scandali degli ultimi mesi, tali da comportare il rischio di una rivolta popolare”.

Il problema infatti riguarda due aspetti: le spese pazze e gli stormi di modelle, scrive Visetti:

“Muta così all’improvviso, scossa dalla rabbia per la disuguaglianza di massa, la retorica del potere: tradire, come rubare, non può più essere una licenza concessa ai titolari dell’autoritarismo post-rivoluzionario. L’ex leader neomaoista Bo Xilai, sacrificato due anni fa nella corsa al potere contro Xi Jinping, fu accusato di «aver avuto relazioni sessuali improprie con più donne». In febbraio oltre seimila soldati inviati da Pechino hanno chiuso 25 mila locali a luci rosse a Dongguan, capitale mondiale delle prostitute in offerta per gli operai-migranti del Guangdong. Imbarazzo anche tra i dirigenti della metropoli di Shenyang: una direttiva vieta di guardare siti porno in ufficio perché «gli impiegati sono sempre stanchi e le perdite di tempo sono un costo ormai inaffrontabile»”.

Ma dietro la pulizia della morale, dicono gli intellettuali, potrebbe nascondersi l’epurazione politica:

“Intellettuali e dissidenti temono così che «la pulizia morale serva a nascondere l’epurazione politica», confondendo corruzione e adulterio «con una resa dei conti tutta interna ai prìncipi rossi». La risposta del governo è che «i dirigenti pubblici devono seguire un codice etico superiore alle persone normali». Come se Pechino dicesse che d’ora in poi i «compagni», se indifferenti al successo, sono assolti dall’obbligo di coniugale fedeltà”.