Figlio affidato alla madre omosessuale: non è dannoso, meglio di padre violento

Figlio affidato alla madre omosessuale: non è dannoso, meglio di padre violento
Per i giudici della Cassazione, se un bambino è affidato alla madre omosessuale, non è dannoso di per se, meglio di padre violento

L’ affidamento del figlio minore alla madre omosessuale per la Corte di Cassazione è legittimo e non è,  in sé, dannoso per il bambino.

In sintesi, il ragionamento del Giudice di legittimità, si può così riassumere:

“L’affidamento esclusivo del minore al genitore che abbia instaurato una convivenza omosessuale non è, di per sé, dannoso per l’equilibrato sviluppo dello stesso minore, dovendo il danno essere provato sulla base di certezze scientifiche o di dati di esperienza.”

La storia, da cui trae spunto la sentenza che ci accingiamo a segnalare, è alquanto tormentata e complessa: una coppia, violento lui, tossicodipendente lei, non coniugata, composta da partner appartenenti a religioni e culture diverse, si separa, dopo aver messo al mondo un figlio.

La donna è ospitata presso una comunità di recupero, dove conosce un’educatrice, con la quale inizia a intrattenere una relazione sentimentale.

Il Tribunale affida il minore alla madre, in via esclusiva, ma demanda ai Servizi Sociali l’incarico di regolamentare gli incontri con il padre; il padre chiede l’affidamento condiviso, il Giudice di Appello respinge la richiesta perché il figlio aveva assistito ad un episodio di violenza agita dal padre nei confronti della convivente della madre, che aveva provocato in lui un sentimento di rabbia nei confronti del genitore; pertanto, l’affidamento esclusivo alla madre sembrava rispondere all’interesse del minore.

Il padre, nel ricorso diretto alla Suprema Corte, fa presente, inoltre, che l’affidamento di un bambino alla madre, convivente con un’altra donna con la quale intrattiene una relazione sentimentale, costituisce un sicuro danno per la crescita del minore.

Sul punto la Corte di Cassazione precisa che

“alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentratata su una coppia omosessuale. Il tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare, che correttamente la Corte d’Appello ha preteso fosse specificamente argomentata”.

A tal riguardo non si può trascurare la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto, tra l’altro, che all’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, è possibile riconoscere natura di formazione sociale, e quindi ad essa

“spetta il diritto di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento”.

 

Avv. Simona Napolitani

simonanapolitani@virgilio.it

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