ROMA – Assolto perché il fatto non sussiste: la III Sezione Penale della Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per detenzione di materiale pedopornografico a carico di Alberto Stasi che per questo era stato multato con 2.540 euro di sanzione dalla Corte d’Appello di Milano lo scorso 14 marzo.
Nei mesi scorsi invece la Cassazione aveva annullato l’assoluzione di Stati dall’accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi a Garlasco.
In primo grado, il tribunale di Vigevano, il 13 febbraio 2012 gli aveva inflitto 30 giorni di reclusione poi commutati dalla Corte di Appello di Milano, lo scorso 14 marzo, nella multa di 2.540 euro di cui 1.140 in sostituzione della pena detentiva.
E’ un successo per il professor Angelo Giarda che ha difeso Stasi e che nella sua arringa, innanzi agli ermellini, aveva battuto il tasto sul fatto che quelle immagini non scaricate e dunque non visionate dall’ex bocconiano “non possono essere in alcun modo il movente” per spiegare l’uccisione di Chiara.
Il Sostituto Procuratore generale della Cassazione Sante Spinaci, nella sua requisitoria, aveva chiesto la conferma della condanna dell’imputato ritenendo “non fondati” i motivi di ricorso. Tuttavia il Pg non aveva nascosto che il ragionamento alla base del verdetto di condanna seguiva un percorso “deduttivo” piuttosto che basato su prove certe, in base al quale il ritrovamento sul pc di Stasi di alcune immagini pedopornografiche presupponeva che poi fossero state caricate sul disco esterno.
Giarda, facendo breccia nel Collegio giudicante aveva messo in evidenza come il pc di Stasi “non avesse il software necessario per scaricare quei file, dal momento che non aveva l’applicazione E-mule ma solo il programma Morpheus, non adatto per scaricare i video. “Manca la prova che Stasi li abbia scaricati – ha rilevato il suo difensore – e manca dunque l’elemento costitutivo del reato che si perfeziona solo quando sia completata la visibilità del materiale pedopornografico”. Per Giarda la condanna dell’ex bocconiano “è una macroscopica violazione di legge” anche perché la stessa perizia “non ha accertato lo scaricamento” delle immagini incriminate che sarebbero soltanto “frammenti di un contenuto molto più vasto di tipo pornografico” la cui visione e detenzione è, però, lecita. Tra circa un mese potrebbero essere pronte le motivazioni della decisione di questo verdetto estese dal consigliere Vincenzo Pezzella. Il Collegio è stato presieduto da Alfredo Teresi.