FIRENZE – Strangolata con un cavetto intorno al collo. Ashley Olsen, 35 anni, è morta così nel suo monolocale di Firenze la notte del 9 gennaio 2016 dopo aver avuto un rapporto sessuale consenziente. Sul suo collo nessun segno di difesa: l’assassino stringeva il cavetto e Ashley non ha opposto resistenza alcuna. Proprio per questo motivo tra gli inquirenti prende sempre più piede la pista del gioco erotico finito in tragedia, mentre il cerchio intorno al presunto assassino si stringe.
Marco Gasperetti sul Corriere della Sera scrive che la ragazza aveva passato la notte in discoteca, poi qualcuno l’ha chiamata ed è tornata nel suo monolocale di via Santa Monica, dove le telecamere di videosorveglianza hanno filmato un uomo arrivare poco dopo. L’uomo, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe uno spacciatore e la donna lo conosceva e gli avrebbe aperto la porta:
“Il killer ha strangolato Ashley Olsen con una cordicella o un cavetto per computer. E un particolare in più, terribile ed oscuro, che trapela dalla prima fase della lunga autopsia sul corpo della vittima, conferma che la ragazza non ha opposto resistenza. Quando l’assassino ha stretto al collo il cavo, Ashley non ha neppure tentato con le mani di allentare la presa. In casi simili di strangolamento, sul collo restano i segni delle unghie della vittima che si ferisce nel disperato tentativo di allentare la presa per respirare.
«E’ un gesto istintivo, un riflesso condizionato, immancabile in casi come questo», spiega un esperto. Ma sul collo della ragazza americana, invece, sono stati trovati soltanto i lividi provocati dal cavetto o dalla corda, un cappio che lei avrebbe accettato senza reagire anche quando la presa era diventata insopportabile e il respiro iniziava a mancare. Altri indizi, ancora da verificare con analisi più approfondite che si concluderanno tra un paio di settimane, ipotizzerebbero un rapporto sessuale consenziente tra la vittima e il suo assassino.
Un gioco erotico finito male? E’ una delle piste seguite dagli investigatori e che adesso, alla luce di questi prime e incomplete risposte dell’esame autoptico, torna ad essere ritenuta interessante dagli inquirenti. Se Ashley fosse stata in uno stato di torpore forse non avrebbe potuto difendersi dallo strangolamento, ma questa ipotesi sino a ieri non convinceva troppo né medico legale né gli investigatori.
Al Montecarla, il nightclub di via de’ Bardi 2, poco lontano dall’appartamento teatro del delitto, una barista, Giulia, ha raccontato di avere visto l’americana discutere animatamente con due ragazze poco prima che loro lasciassero il locale.
Si parla anche di una telefonata ricevuta dalla ragazza e quella telefonata potrebbe essere quella del suo presunto assassino: lo spacciatore che le telecamere hanno ripreso.