Baby prostitute: 190 casi in 12 mesi. Immoralità senza freni, migliori indagini

Baby prostitute: 190 casi in 12 mesi. Immoralità senza freni, migliori indagini
Baby prostitute: 190 casi in 12 mesi. Immoralità senza freni, migliori indagini

ROMA – La prostituzione minorile appare quasi un fenomeno di massa, nell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Roma e di cui riferisce Grazia Longo sulla Stampa di Torino:

“Un fenomeno con numeri da capogiro”.

I numeri ufficiali in realtà non sono giganteschi: 190 casi di baby prostitute accertati negli ultimi dodici mesi rispetto ai 35 dell’anno prima. Si tratta però solo dei casi approdati in Procura, probabilmente la punta di un iceberg, che galleggia in un mare di alcuni milioni di abitanti.
Il pool fasce deboli, guidato dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, della Procura della Repubblica di Roma, precisa Grazia Longo, ha fatto la sua statistica sul territorio del distretto della Corte d’Appello di Roma, più o meno coincidente con la Regione Lazio:

“Ma gli episodi sono concentrati nella capitale per ben il 90% dei casi. Ampio e vario lo spaccato dei clienti, che oscilla dai facoltosi imprenditori, a studenti poco più giovani delle ragazzine, a uomini pronti a spendere cifre tra i 100 e 1000 euro, ma anche molto di più, per accompagnarsi a ragazzine magari fisicamente procaci, ma che in realtà sono poco più che bambine.
La stragrande maggioranza delle ragazzine si vende nella capitale, la seconda città che si impone in questa «black list» del sesso vietato è Civitavecchia. Ma anche in provincia non scherzano.

Le indagini sono delicate e complesse perché, mentre nella circostanza specifica dei Parioli

c’erano un appartamento e degli sfruttatori ben individuabili e individuati, nel caso della prostituzione attraverso la Rete (bakecaincontri.com regna incontrastata sugli altri siti online) la caccia all’orco si fa più ardita. Più delimitati e circoscrivibili, sono invece i casi che si consumano vicino a discoteche o a locali dove l’happy hour prolungato si trasforma in un’occasione per stipulare «contratti», incontri a luci rosse a pagamento.

Aggiunge Cristiana Mangani sul Messaggero di Roma:

“Resta da chiedersi, come sempre, quale ruolo continuino a rivestire i genitori e le famiglie, e perché i giovanissimi scelgano di buttarsi via così. «Vivono il corpo in modo desensibilizzato, come una merce di scambio per ottenere soldi, vestiti, ricariche telefoniche – ha definito il fenomeno la psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb – Tendono a chiudersi per ore in camera, non guardano i genitori negli occhi, manifestano reazioni aggressive». Insomma, che si tratti di vendere il proprio corpo o di commettere un delitto, alla base sembra esserci la mancanza totale di regole e di norme etiche. «Se andiamo in azienda per uno stage – motivavano la loro scelta Angela e Agnese – guadagniamo 20-30 euro in una giornata. Se ci prostituiamo, sono ben altri soldi»”.

Prosegue Grazia Longo:

L’attenzione del pool fasce deboli è, comunque, talmente alta da intensificare notevolmente l’attività investigativa di prevenzione. Il tema è stato peraltro inserito nella relazione che l’aggiunto Monteleone consegnerà per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, in programma il prossimo gennaio.
Per farsi un’idea di ciò che può accadere a clienti e sfruttatori, il termine di paragone è sempre il caso delle quindicenni dei Parioli, dove si contano una sessantina di clienti. La procura ha appena accolto la richiesta di patteggiamento per quattro di loro, chiedendo la condanna a un anno di reclusione e oltre mille euro di multa. Mentre Mirko Ieni, ritenuto il «dominus» del giro di prostituzione, è stato condannato a dieci anni. Nello stesso processo sono stati condannati la madre di una delle due ragazzine (sei anni), Nunzio Pizzacalla (sette anni), Riccardo Sbarra (sei anni), Marco Galluzzo (tre anni e quattro mesi), Michael De Quattro (quattro anni).

Un processo ordinario si delinea invece per Mauro Floriani, dirigente di Trenitalia e marito della senatrice di Forza Italia Alessandra Mussolini e per Nicola Bruno, figlio di Donato, parlamentare di Forza Italia. Per loro, oltre ad altri clienti, è stata chiesta una proroga di indagini.

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