ROMA – E’ fine ottobre quando scoppia il caso delle baby prostitute dei Parioli. Emanuela e Serena sono i due nomi di fantasia che il quotidiano la Repubblica ha scelto per raccontare la loro storia.
“Mamma mi obbligava per soldi, io volevo solo tornare a scuola“. Emanuela, 14 anni, la più giovane delle due baby squillo dei Parioli, della Roma bene, è la prima a scoppiare in lacrime mentre è interrogata dai magistrati. Una storia cominciata tra i banchi di un liceo classico a Roma, dove ha conosciuto Serena, l’amica del cuore, e finita in un appartamento ai Parioli, quartiere chic della Capitale. Qui si prostituivano quotidianamente, dopo scuola.
Tra i clienti, raccontano gli inquirenti “professionisti e commercianti, molto ricchi e con pochi scrupoli, pronti a spendere centinaia di euro, fino a migliaia di euro per un intero weekend con loro”. Cinque di loro sono stati denunciati perché colti in flagrante.
Gli adescatori di Emanuela e Serena, secondo gli inquirenti sono Nunzio Pizzacalla, caporal maggiore dell’esercito, e Mirko Ieni, autista- organizzatore di feste notturne. Sono loro, secondo le carte, che affittano un appartamento in viale Parioli, 190. Qui si prostituiscono Emanuela e Serena.
Dai verbali dell’inchiesta della procura di Roma emerge il contesto familiare e sociale di Emanuela, la più piccola delle due ragazzine “che si prostituiva anche per dare qualche soldo alla madre”. L’amica di Emanuela, Serena (sempre nomi di fantasia), è stata invece denunciata dalla madre, che grazie ai ripetuti esposti ai Carabinieri ha strappato il sipario e ha fatto finire in carcere gli sfruttatori delle due amichette.
TUTTE LE INTERCETTAZIONI
REPUBBLICA E LE LOLITE – Le Lolite piacciono, i clienti non mancano. Qualcuno si fa chiamare “papy”. Più eccitante.
«Tu mi piaci — scrive in un sms il cliente Riccado Sbarra, commercialista, alle ragazze — adoro le lolitine, e rosico che ancora non abbiamo giocato…».
È Mirko Ieni ad affittare l’appartamento di viale Parioli 190, quell’appartamento di cui restano le immagini squallide di letti sfatti nel video girato dai carabinieri. Il resto è noto: Serena ed Emanuela diventano baby squillo a tutti gli effetti: «Queste due me fanno guadagnà 600 euro al giorno» dice trionfante Ieni in una intercettazione telefonica. Escono da scuola ed entrano nell’appartamento. E se tardano Ieni, che le chiama “stronze”, le ricatta e le sgrida.
LUCIGNOLO – Il programma Mediaset il 3 novembre ha svelato alcune intercettazioni e conversazioni dei protagonisti della storia:
La puntata del 3 novembre di Lucignolo
«Allora questo 300. Viene alle 17 in piazza Fiume. Si chiama Andrea. Chiamatelo per conferma finale 335 16******. A dopo tesorucci», si legge nei testi delle intercettazioni telefoniche. A parlare è una delle ragazzine.
«Quanto ci dà?», le risponde uno degli sfruttatori. «Aspetta che ci sto litigando. Comunque 330 dovrebbe essere», dice ancora lei. «State attente stelline», aggiunge lui. «Ok tranquillo», chiude la baby squillo.
Frasi compromettenti a ripetizione. «Bella descrizione – si sente in un altra conversazione -, mi servono foto dove si vede tutto il corpo, se hai anche sexy. Manda un video mi serve per vedere come ti sai muovere e presentare. Così domani se riesco a trovare un cliente so già come sei. Mandami foto sexy, con seno di fuori»
LE TARIFFE – «Fino adesso mi devi 110. Su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100, ma su 150 sono in realtà 45 ma me ne prendo 40», si legge ancora in un’altra conversazione tra uno degli uomini coinvolti e una delle ragazze risportata nella custodia cautelare in carcere.
Parla lo sfruttatore. E aggiunge: «Se non conosci alberghi te ne trovo io qualcuno nelle vicinanze». La risposta: «Ecco, non mi piace andare negli alberghi». Lui: «Ok, basta che li s***». E poi: «Mimmi ne abbiamo fatto solo uno. Per oggi bastaaa». «Ok amore vi ha dato 300 ok, ci vediamo domani».
LE TELFONATE DELLA MAMMA – Per gli investigatori la madre di Emanuela (sempre nome di fantasia) era a conoscenza del fatto che la figlia si prostituisse, circostanza sempre smentita dalla donna nel corso degli interrogatori. Ma dalle intercettazioni emerge il ruolo inquietante della madre:
«Ma io voglio andarci a scuola, solo che non c’ho tempo per fare i compiti».
E la madre: «Quando tu esci da scuola torni a casa… due ore studi… tre ore e…».
Emanuela ribatte: «Dopo non ce la faccio ad andare da Minni (Mirko Ieni, lo sfruttatore arrestato dieci giorni fa, ndr), non ce la faccio se studio prima».
La madre insiste: «Eh dall’una alle tre puoi… tanto tu vai sempre alle tre lì (nell’appartamento di viale Parioli affittato da Ieni, ndr.)».
«Non ce la faccio, perché dopo che ho studiato sono stanca».
E’ a questo punto che la madre si prodiga in consigli per conciliare al meglio studio e “lavoro”: «Allora devi fare una scelta… puoi alternare i giorni…».
Gli insegnanti chiamano la madre della ragazzina per chiedere conto delle ripetute assenze a scuola. La donna, esasperata, dà un aut-aut a Emanuela: «Allora rifletti bene su questo aspetto della scuola per cortesia.. perché se no è inutile.. io ti ritiro».
Consapevole dei suoi quattordici anni appena, la figlia replica: «Non mi puoi ritirare mamma, non c’ho sedici anni».
«Apposta, allora ce devi andà», è la risposta.
«Io voglio andarci, mamma, però non voglio andarci senza aver fatto i compiti».
Il video dei carabinieri del 28 ottobre
Le foto dal servizio di Lucignolo:
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