ROMA – Cocaina, minorenni che facevano da prestanome, armi e ricatti a luci rosse. Si arricchisce di particolari l’indagine sulle baby squillo di Roma. il risultato sta portando alla luce un vero e proprio “sistema Ieni”. Nella giornata di mercoledì i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) a Mirko Ieni, il 39enne considerato dagli investigatori tra gli organizzatori del giro dei Parioli, per sfruttamento della prostituzione di altre due 19enni, cessione di stupefacenti (anche alla sorella 16enne di una delle due) e interferenza illecita nella vita privata per i rapporti sessuali filmati all’insaputa delle ragazze e dei clienti. Per farne cosa? Armi per possibili ricatti? Domande cui gli inquirenti dovranno dare una risposta.
A far scattare l’inchiesta era stata la denuncia ai carabinieri di una delle madri delle due ragazze, che aveva consegnato una copia dei messaggi scambiati attraverso l’applicazione WhatsApp dalla figlia con gli sfruttatori e i clienti. Decine di conversazioni che mostravano anche le persone contattate. Da allora il procuratore aggiunto che segue l’inchiesta, Maria Monteleone, e il sostituto Cristina Macchiusi avevano deciso di mettere sotto controllo il cellulare della ragazzina con l’obiettivo di trovare altre prove.
Come spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere, sono molti a chiamare per organizzare incontri con le due giovanissime. Gli incassi? Anche 200 euro ad appuntamento: una somma che le due dovevano spesso dividere con Mirko Ieni e con gli altri sfruttatori.
Per quanto riguarda Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini, si legge sul Corsera:
«Agli atti c’è la registrazione della sua voce mentre parla con la ragazza. Le verifiche degli investigatori sui tabulati accreditano l’ipotesi che possa aver avuto svariati incontri, almeno cinque. Il contatto risulta diretto, non mediato dagli sfruttatori. E questo sembra dimostrare che l’adescamento sia avvenuto attraverso il sito «bakecaincontri» dove la ragazza aveva “postato” un annuncio»
Secondo l’accusa, tutti i clienti erano consapevoli della minore età delle ragazzine.