MILANO – Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini non usa giri di parole nella sua requisitoria al “processo Ruby“: “Non vi è dubbio che Karima El Mahroug aveva fatto sesso con Berlusconi e ne aveva ricevuto dei benefici” ha detto la Boccassini aggiungendo che l’ex premier “sapeva che la ragazza era minorenne”.
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Secondo Boccassini Ruby “mente e nega di avere avuto rapporti sessuali” con Berlusconi, perché ha avuto “un tornaconto personale quantificato in milioni di euro“. “L’interesse” dell’ex premier per il rilascio della giovane marocchina dalla Questura nel maggio del 2010 si basava sul suo “timore” che “si potesse disvelare che quella minorenne avesse fatto sesso con lui” e ciò che “accadeva ad Arcore”.
I soldi, per Boccassini, sono la prova regina: “Silvio Berlusconi avrebbe versato oltre 4,5 milioni di euro a Ruby come dimostrano le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane marocchina e i prelievi fatti dall’ex premier su uno dei suoi conti”.
La Boccassini non risparmia legnate per la giovane marocchina, anche se fa qualche errore di geografia: “Ruby aveva una furbizia orientale (il Marocco è più a occidente di tutta l’Europa, ndr), i genitori non riuscivano a tenerla a freno e lei sfruttava a proprio vantaggio l’avvenenza fisica e il fatto di raccontare la storia della povera musulmana scappata da un padre-padrone”. Il procuratore ha dichiarato che la famiglia della marocchina, invece, a differenza della ragazza “attratta dai soldi facili”, si “spaccava la schiena lavorando”.
La Boccassini ha continuato la sua requisitoria sostenendo che nel corso del processo Ruby alcuni testimoni “sono stati costretti a mentire”. Un passaggio dell’intervento del pm che ha fatto infuriare l’avvocato Piero Longo, uno dei difensori dell’ex premier, che per alcuni istanti ha interrotto il procuratore. Boccassini, in particolare, ha citato due testi che, a suo dire, avrebbero detto il falso: la showgirl Miriam Loddo e l’ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini.
“C’era una batteria, quasi un apparato militare per proteggerla“, ha accusato la Boccassini riferendosi ai funzionari di Polizia intervenuti, dopo la telefonata dell’ex premier, per far rilasciare la giovane. Il pm rivolgendosi al Tribunale ha proseguito: “Possiamo credere a queste risibili dichiarazioni che tutto ciò è stato fatto per proteggere una povera ragazza?”.
Silvio Berlusconi “con le sue dichiarazioni” spontanee, rese nel corso del processo sul caso Ruby, “ha mentito, ma può farlo perché è un suo diritto di imputato”, ha spiegato la Boccassini nel passaggio della requisitoria in cui ha fatto riferimento ad alcuni testimoni che, secondo il procuratore aggiunto di Milano, hanno detto il falso in Aula.
Boccassini: “Si prostituiva, Berlusconi sapeva”. Nella requisitoria Boccassini elenca circostanze, testimonianze, intercettazioni, i “mattoni probatori” attraverso i quali ricostruisce le serate del bunga-bunga smontando una linea difensiva anticipata in prima serata su Canale 5. Le allegre serate danzanti ad Arcore diventano un postribolo, essendo il luogo deputato all’organizzazione di un “sistema prostitutivo”, il luogo dove convergevano le ragazze sedotte dal “sogno negativo italiano”, la prostituzione quale scorciatoia per arrivare in tv, per fare denaro facile.
“Ruby si prostituiva”. La sobria, neo-mamma che nega di essersi mai prostituita a beneficio di telecamere, Ruby, era invece notorio facesse la vita (“troia”scrive la Polanco accanto al suo numero di telefono). Ruby, secondo la versione Canale 5, non mente su Berlusconi ma mentiva sulla sua età: Boccassini dichiara provato come tutti i personaggi coinvolti sapessero che fosse minorenne (da Fede a Polanco, da Pasquino a Nicole Minetti).
La prostituzione minorile. Se dubbi o perplessità fossero rilevabili a proposito della fattispecie di reato, la prostituzione minorile contestata a Berlusconi, Boccassini argomenta come proprio un governo guidato da Berlusconi abbia voluto estendere importanza e maggiori prerogative d’investigazione: Berlusconi è imputato, secondo il pm, in ragione delle modifiche introdotte dal Berlusconi legislatore.
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