Che fine hanno fatto i “frondisti” anti – Berlusconi?

Pubblicato il 8 Marzo 2012 - 00:09 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Il Giornale, lunedì 5 marzo  pubblica un articolo sul rovente au­tunno del governo Berlusconi, “ro­solato” in aula a fuoco lento tra il settembre e il novembre dello scorso anno da alcuni “frondisti”, “traditori” o “corag­giosi ribelli” a seconda dei punti di vista.

Fabrizio de Feo si chiede che fine abbiano fatto i vari Scajola, Pisanu, Gabriella Carlucci e tutti gli altri. Scrive de Feo:

“Sono passati quasi quattro me­si dalle dimissioni del governo Berlusconi e sogni, ambizioni, vo­li pindarici hanno dovuto fare i conti con la realtà. Se il Pdl arran­ca e sa bene di dover pagare un prezzo alto alla scelta di sostene­re il governo Monti, gli strateghi del”semi-ribaltone” si muovono a tentoni alla ricerca di una bussola. Alcuni si sono iscritti di diritto alla categoria missing, scompar­si, prigionieri di un prematuro oblio, scoloriti in gruppi dalle di­zioni nostalgiche o dai nomi im­probabili”.

“Altri coltivano sogni di rielezio­ne e tempestano i colonnelli dei gruppi parlamentari che li han­no accolti, con richieste, propo­ste di legge, convegni sul territorio ai quali devi assolutamente essere presente’, nella speranza di strappare il biglietto della rico­noscenza. Altri non riescono a staccarsi dalla ragione sociale ori­ginaria e si aggrappano a un antiberlusconismo fuori tempo mas­simo e alla inconfessabile nostal­gia dell’uomo nero”.

“Pier Ferdinando Casini, il più lanciato trai registi dell’operazio­ne Monti, si muove con pruden­za. Respinge ma non troppo le si­rene del Pdl, immagina nuovi contenitori, grandi forze popola­ri, partiti della nazione, prova a stemperare i veti finiani sui candi­dati benedetti da via dell’Umiltà perle amministrative, scommet­te sull’esecutivo. Ma soprattutto cerca di intestarsi l’eredità del go­verno Monti, immaginando un montismo che sopravviva al suo creatore. Il tempo, però, inevita­bilmente scorre, il panorama re­sta incerto e pur essendo Casini in gole position per quasi tutti gli scenari, non può non fare i conti con lo spettro della ‘Tecnocrazia Cristiana’ e con i possibili ‘newcomers’, leggi Corrado Pas­sera e Andrea Riccardi”.

“Se il leader Udc disegna sche­mi ‘grancoalizionisti’, Gianfran­co Fini- a Washington per la Con­ferenza dell’American Israel Pub­blic Affairs Comitee – si interroga sul da farsi. Fli ha passato ormai l’anno di vita, ma fatica a indivi­duare un’identità, una missione politica, una prospettiva, al di là dell’influenza esercitata sulle sor­ti della legislatura attraverso i suoi parlamentari (eletti nelle li­ste del Pdl). Il partito si prepara a lanciare la sua «Fase Due» a Mari­na di Pietrasanta il prossimo 17 e 18 marzo. Il titolo e il sottotitolo sono inevitabilmente ambiziosi: ‘Sarà bellissima. Proposte per l’Italia dei prossimi vent’anni”.

“I futuristi, però, si muovono in ordine sparso. Alcuni temono di rimanere prigionieri del monti­smo, altri non vogliono liquidar­lo alla stregua di una parentesi. Fi­ni sopporta a fatica il protagoni­smo di Casini, consapevole che il leader Udc non contempla il Ter­zo polo come orizzonte strategico. Il rischio di restare prigionie­ro dentro un partito centrista gui­dato da Casini è evidente. E così dentro Fli ci si aggrappa all’idea di una federazione, qualcosa che possa esorcizzare il pericolo dell’invisibilità. Una preoccupazio­ne che grava anche su Italo Bocchino. Reduce dalla stagione mo­vimentista, dall’ubriacatura me­diatica che lo ha investito grazie al ruolo di novello campione dell’antiberlusconismo e punta di lancia del ribaltamento del governo eletto, oggi l’allievo di Pinuc­cio Tatarella sperimenta un dolo­roso rientro nelle retrovie.”

“Nel novero dei protagonisti di quella confusa stagione c’è an­che Giuseppe Pisanu. Il senatore mantiene l’incarico di presiden­te dell’Antimafia e non ha mai la­sciato il gruppo del Pdl. Ha prova­to a lanciare «Monti come candi­dato nel 2013 di una coerente coa­lizione politica», provocando ma­lumori a livello governativo e poli­tico. Perii resto si concentra sui te­mi della sua regione contestando ‘la ripartizione del gettito Imu tra Regioni a statuto speciale e or­dinarie, con una evidente pena­lizzazione delle prime’.

“E poi Claudio Scajola. Identificato co­me il leader dei frondisti interni al Pdl, riuscì attraverso una se­quenza di dichiarazioni sulla ne­cessità di ‘porre fine all’agonia e aprire una nuova stagione’, a to­gliere certezze al gruppo parla­mentare. Alla prova dei fatti, pe­rò, Scajola votò la fiducia all’ese­cutivo. Ora è un saldo sostenitore del governo, insiste sulla necessi­tà di una costituente dei modera­ti e guarda ‘al grande movimen­to di associazioni, persone, idee che ha sollevato l’incontro di To­di nel mondo cattolico’. E’ però costretto a incassare la perdita della leadership a Genova a van­taggio del senatore Luigi Grillo, mentre a Imperia il nipote, Mar­co Scajola, ha strappato facilmen­te la palma di coordinatore”.

“E gli altri reduci dello scisma di Montecitorio? Alcuni di loro han­no creato una ridotta in Parla­mento con il gruppo ‘Popolari Li­berali per l’Italia – Pli’. Una sigla di cui fanno parte Fabio Gava, Ro­berto Antonione, Giancarlo Pit­telli e Giustina Destro, insieme a Luciano Sardelli e che si dice inte­ressata ‘ai nuovi progetti della po­litica’, con particolare attenzio­ne alle mosse di Montezemolo. E se Francesco Stagno d’Alcontres si è accasato con Gianfranco Mic­cichè, Santo Versace nell’Api di Francesco Rutelli, Gabriella Car­lucci, protagonista del ‘tradi­mento’ che più ha colpito a livel­lo umano Silvio Berlusconi, è og­gi responsabile del dipartimento cultura e spettacolo dell’Udc (ol­tre che sindaco Pdl di Margherita di Savoia). Un incarico che svolge con dedizione, tartassando di richieste e proposte il malcapita­to Casini. Tanto che la vecchia volpe democristiana, Paolo Ciri­no Pomicino- uno dei reclutatori più efficaci di quelle ore convulse – l’ha lodata come deputata mo­dello e cattolica liberale final­mente coerente con il proprio cuore centrista”.

“D’altra parte come dimentica­re il tweet del blogger Diego Bian­chi che al momento del cambio di gruppo scrisse: ‘La foto della compagna Carlucci si erge sulla home di Repubblica. Quale mini­stero daremo a Gabriella?’. Un in­terrogativo stemperato dal moni­to di un’altro ‘navigatore’: ‘Casi­ni, perché tu lo sappia: le disgra­zie vengono tre a tre. E qui manca­no ancora due sorelle Carlucci””.

(Foto LaPresse)