Costantino Mendieta, il “Michelangelo dei glutei”: “Ho rivoluzionato il lato B”

Costantino Mendieta, il "Michelangelo dei glutei": "Ho rivoluzionato il lato B"
Costantino Mendieta

MIAMI – Si definisce il “Picasso dei glutei” e si ispira a Michelangelo. Scolpisce i corpi come opere d’arte. Fa 450 operazioni l’anno, nella sua clinica di Miami. E’ Costantino Mendieta, chirurgo plastico e nuovo guru degli americani, come spiega Emanuela Audisio su Repubblica.

Il dottor Mendieta è diventato famoso anche per la propria partecipazione al reality show “Miami Slice”. Il suo nome è uno dei più noti tra i vip di Hollywood e non solo.

“Sono figlio di un architetto, conosco le proporzioni, per capire la bellezza ho studiato il David di Michelangelo. Ho rivoluzionato il lato b. L’ho studiato per sette anni. Ho un occhio pazzesco per le forme. Ho scritto uno dei due libri esistenti al mondo sul tema, si chiama l’Arte di scolpire i glutei. Ho dato nobiltà al didietro. E non posso scomodare Michelangelo? L’arte serve, anche se tutte poi ti chiedono un sedere alla Jennifer Lopez, alla Beyoncé o alla Pippa Middleton. Quindici anni fa contava solo il davanti, il viso di una persona, ora anche il dietro ha la sua importanza. È stato difficile arrivarci, ho studiato molto, devo dire grazie a mia moglie, mi ha aiutato a vedere il fondoschiena con una prospettiva più femminile. Ho sempre saputo che avrei fatto il chirurgo estetico, da quando avevo otto anni, e mio zio in Nicaragua rimetteva a posto i volti straziati delle vittime di guerra”,

racconta ad Emanuela Audisio, che spiega come proprio Mendieta abbia contribuito a spodestare il primato di Beverly Hills, Los Angeles, spostando a Miami il maggior numero di interventi di chirurgia estetica. Un settore prolifico negli Stati Uniti: nel 2012 sono state quasi due milioni le operazioni di chirurgia plastica, con un aumento, nel 2013, del 58% solo per quelli del sedere.

Racconta Mendieta:

“C’è la crisi, ma io non la sento, anzi il mio lavoro è aumentato del 30%. Rifaccio 450 sederi l’anno. Il mio prezzo base: 14 mila dollari. Il lato b è internazionale: Sudamerica, Africa, Russia, Giappone, Arabia. Più donne, 80%, che uomini. Non solo gay e trans. I maschi vengono da me verso i 30 anni, il dieci percento è composto da etero con il sedere secco. La prima cosa che gli uomini perdono con l’età è il grasso nei glutei. Per carità, non ho nulla contro la cultura cattolica, ma non mi vengano a dire che il corpo me l’ha dato Dio e lo devo tenere così com’è. Perché, se non mi dà felicità? Dio mi vuole triste e depresso? Non credo. Non c’è sedere che io non possa migliorare. Io stesso ne ho fatte cinque di operazioni: naso, trapianto di capelli, liposuzioni varie. Combatto con i chili di troppo, corro con il mio cane, ma non basta. Sono il primo a dire che la chirurgia plastica non è per tutti, infatti mio figlio non ne vuole sapere. Non tratto solo ballerine e gente di spettacolo, ma anche manager, casalinghe, segretarie. E ai miei pazienti chiedo: cercate di ricordarvi il momento della vostra vita in cui vi siete sentiti bene e sicuri di voi. Com’era il vostro corpo? Lo rivolete così?”.

Racconta ancora Mendieta:

“Io ho il mio sistema di valutazione dei sederi. Ci sono quattro tipi diversi di sedere, a prescindere dalla nazionalità. Si prendono due punti: la parte superiore esterna e quella inferiore, e da questi si ottengono delle forme A, V, cerchio e quadrato. La prima è la più bella. Nei soggetti A la vita è più piccola dei fianchi con un rapporto di 0.7. E poi ci sono le differenze culturali: il discrimine sta nella larghezza dei fianchi. I latini tendono a preferire il sedere alla Jennifer Lopez, un po’ più pieno in basso e coi fianchi più larghi. Gli asiatici prediligono i fianchi stretti perché vogliono sembrare più snelli e alti. Gli afro-americani vogliono un fondoschiena enorme, bello pieno e tondeggiante, alla Serena Williams, mentre gli europei apprezzano più varietà. Diffidate dei macellai, di chi vi inietta silicone, cemento e sigillante per pneumatici. Sono criminali, firmano orrori, si può morire e ci sono già state vittime. Mentre l’autotrapianto non dà rigetti. Una cosa ci tengo a dire: un sedere rifatto non si sgonfia, perché io rimodello, rimane l’80 percento del grasso che inietto. Il restante 20 percento si perde, ma la riduzione è identica per entrambe le natiche. I tempi di recupero sono questi: dieci giorni per tornare al lavoro, un mese per risentirsi normali, due mesi per riandare in palestra, sei mesi per vedere il risultato finale. Una vera opera da museo”.

 

 

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