Don Maks Suard suicida per pedofilia, la lettera: “Non sapevo male che facevo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2014 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
Don Maks Suard suicida per pedofilia, la lettera: "Non sapevo male che facevo"

Don Maks Suard

TRIESTE – “Se solo avessi saputo del male che facevo…”. Don Maks Suard, il parroco che si è impiccato nella canonica di Santa Croce dopo aver ammesso atti di pedofilia con una ragazzina, lo ha scritto nella lettera lasciata prima di togliersi la vita il 28 ottobre.

Giusi Fasano sul Corriere della Sera scrive che Don Maks doveva fare i conti con il suo passato. Una ragazzina lo aveva accusato di pedofilia, atti consumati 17 anni prima nella parrocchia di San Dorligo Della Valle, vicino Trieste. Lei aveva solo 13 anni, ora ne ha 30. Ma quando la sua nipotina, che frequenta la parrocchia di Santa Croce, le ha fatto il nome di Don Maks i ricordi delle violenze sono tornati immediatamente.

E così la donna ha denunciato gli abusi subiti, per avere giustizia ma soprattutto per difendere la nipotina, scrive la Fasano:

“Don Suard non ha nemmeno provato a fingere, a negare, a giustificare. Mentre parlava e ammetteva sembrava quasi rendersi conto per la prima volta di quel che aveva fatto. «Adesso mi prepari una lettera di dimissioni dall’incarico pastorale e poi dovrò inviare tutto alla Santa Sede» gli ha annunciato il vescovo. E il parroco è tornato in canonica con più coraggio per morire che per vivere”.

Don Suard aveva chiesto due giorni per scrivere dimissioni, testamento e una lettera di memorie, in cui ammette ciò che ha fatto:

“Chi ha letto le sue parole ne riassume il senso: «Io non la vedevo come una bambina, non mi rendevo conto di fare un danno così grave» si è ricordato il sacerdote ripensando a 17 anni fa. Senza mai entrare nei dettagli degli approcci sessuali con la tredicenne, spiega di essersi tormentato anche allora non tanto per la consapevolezza di quel che era successo quanto per il fatto di provare quell’attrazione che il suo abito talare non consentiva: «Ricordo che mi sono confessato e ho chiesto il trasferimento» racconta nella sua lettera-memoria.

E dice che le pulsioni che provava, quel 1997, lo hanno indotto tante volte a dubitare della sua missione, a pensare che «se fosse successo anni prima forse non sarei mai diventato prete» (fu ordinato sacerdote nel 1995). Quella che lui chiama «confessione» la fece con un padre spirituale e amico (che nella lettera cita con nome e cognome). Il trasferimento di cui parla fu concesso, ma non subito”.

E nella lettera scrive:

“«Mai avrei potuto immaginare di aver causato un danno così grave a quella ragazza. Avrei voluto chiederle perdono ma non ce l’ho fatta. Se potessi riparare al danno commesso… ma so che non è possibile»”.