Ferrari premiata, e lo chiamano porno d’autore. Caso “patonza” al Roma Film Fest

Pubblicato il 19 Novembre 2012 - 13:39| Aggiornato il 16 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Porno d’autore: la premiazione di E la chiamano Estate e di Isabella Ferrari per la miglior regia e la miglior attrice protagonista al Roma Film Fest è stata vissuta come una provocazione ulteriore, uno schiaffo a pubblico e critica unanimi nel fischiarlo sonoramente. Non la pensavano così i giurati: quel film è coraggioso e va sostenuto contro tutto e tutti. Perché è un film d’autore, difficile ma indispensabile a rompere il cerchio conformista ecc… I detrattori (una schiacciante maggioranza) gridano allo scandalo, gli “amici” del film (pochi ma influenti) si sentono una minoranza illuminata.

C’è chi ha rievocato antiche dispute, con i fanatici di Antonioni da una parte e gli alfieri della commedia all’italiana dall’altra (“L’hai visto L’eclisse? … Io c’ho dormito, ‘na bella pennichella, bel regista Antonioni!”, Gassmann ne Il Sorpasso di Risi). Altri tempi, altri protagonisti (di entrambe le fazioni), altre pennichelle . I critici più esagitati della pellicola dell’autonominatosi autore Paolo Franchi (c’è un registro, dove ci si iscrive?) oscillano tra il disgusto per i dialoghi senza senso (e le pretese intellettualistiche) e l’irrisione della bella quasi cinquantenne costantemente ignuda durante il film. Troppo ignuda al punto che Libero sentenzia allargando il discorso: “I film del Festival fanno schifo. Devono premiare la patonza”.

Calo degli incassi, autori di nicchia, poche star, critiche al direttore Müller per aver mal utilizzato i fondi degli sponsor: l’elenco delle doglianze è lungo ma si sa, la “patonza” esibita, come il dissenso sulla patonza esibita, fanno più titolo. Mentre Isabella Ferrari trovava ospitalità da Victoria Cabello a Quelli che…, consolata in diretta telefonica da un insolito Marco Travaglio in versione canterina (sono amici e sono stati compagni di palco a teatro), alcuni distributori americani stanno trattando per portare E la chiamano Estate in America. Anche i superciliosi critici francesi danno ragione alla giuria, Liberation in testa. Chissà che il cocktail di fellatio, pissing, erezioni mescolate in salsa triste d’autore non indichi strada impreviste per nuovi mercati. Con Lars Von Trier o lo stesso presidente della Giuria romana Jeff Nichols non sarà solo, la cartografia del sesso difficile o estremo, comunque esplicito, ha già degli esponenti rodati. Ma dite a Paolo Franchi che “Famolo strano” ha già il copyright di Carlo Verdone.