Figlia femmina? Aborti selettivi come in Cina. Ma succede in Lombardia

MILANO – Aborti selettivi in Italia. Succede in Lombardia, soprattutto a Milano, dove le donne indiane e cinesi sarebbero “costrette da mariti e fratelli a prendere farmaci che uccidono il feto”, secondo quanto hanno detto i medici al Giornale.

Quando le donne cinesi e indiani incinte si presentano in ambulatorio per l’ecografia, scrive Maria Sorbi sul Giornale, se vengono a sapere di aspettare una bambina iniziano a piangere. “Femmina? No, mio marito mi ammazza”.

E se gli ospedali non possono farle abortire, perché la scoperta del sesso del nascituro avviene oltre il tempo massimo consentito per un’interruzione di gravidanza, l’aborto selettivo, secondo quanto scrive il Giornale, verrebbe eseguito con con una pillola, a casa.

In farmacia ci sono diversi medicinali che curano varie patologie ma, tra gli effetti collaterali, possono provocare un aborto. In pratica hanno gli stessi effetti della pillola abortiva anche a diversi mesi di distanza dal concepimento.

Come si fa a sapere che abortiscono le figlie femmine? Lo dicono i dati sui nati. La differenza fra il numero di maschi e di femmine solitamente si aggira attorno al 5 per cento, ma nelle comunità indiane e cinesi sale al 10-15 per cento.

Negli ultimi quattro anni, scrive il Giornale, per ogni cento neonate cinesi in Italia ci sono stati 109 maschi. Se poi si considerano solo le nascite dei terzogeniti e dei figli successivi, allora la percentuale di maschi sale a 119. Insomma: passi per il primo o il secondo figlio, ma se al terzo non si ha ancora avuto un maschio si procede con l’aborto selettivo.

Stesso discorso per la comunità indiana in Italia: 116 maschi ogni cento femmine, 137 dal terzogenito in su.

Dice al Giornale Nadia Muscialini,  responsabile del centro antiviolenza dell’ospedale San Carlo di Milano: “La discrepanza sospetta tra maschi e femmine rispecchia la stessa proporzione degli aborti selettivi che vengono fatti in Cina. Per di più affrontiamo anche tanti casi di spose bambine o ragazzine in attesa che ci chiedono un aiuto per non fare la fine delle loro madri”.

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