GROSSETO – Tre ore per difendersi nell’interrogatorio di garanzia; altre cinque per aspettare la decisione del gip. Poi la scarcerazione, l’annullamento del fermo dei pm e la nuova misura cautelare agli arresti domiciliari: la sera del 17 gennaio Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia sfracellata contro l’isola del Giglio, meno di un’ora dopo la decisione del gip ha lasciato il carcere di Grosseto e si è recato a casa sua, in Campania, accompagnato dai parenti.
In udienza l’ex comandante ha risposto a tutte le domande del giudice Valeria Montesarchio e dei pm, ben quattro, presenti in aula: il procuratore Francesco Verusio, i sostituti Pizza, Leopizzi e Navarro. ”Ero io al comando” della nave quando ha impattato gli scogli, e ”sempre io ho manovrato in emergenza salvando centinaia, migliaia di persone”, ha detto difendendosi dalle accuse, mentre nel corridoio fuori dall’aula dei gip la moglie Fabiola, il fratello Salvatore e un cugino aspettavano la fine dell’udienza.
Schettino ha detto ai magistrati di ”non aver abbandonato la nave”, precisando di esser stato impossibilitato a risalire a bordo a causa della forte inclinazione. ”La nave dopo l’urto con lo scoglio ha avuto uno sbandamento di 90 gradi. Non potevo risalire sopra”. Ha anche dato spiegazioni sulla scelta della rotta, che ha fatto impattare al Concordia lo scoglio de Le Scole, davanti al Giglio: ”L’abbiamo trovato davanti sul percorso di navigazione”. Avrebbe chiarito perché dalla nave l’allarme è stato dato circa un’ora dopo l’allarme ‘di falla’, quando la Costa Concordia ha cominciato ad imbarcare acqua e ad inclinarsi.
Ad ogni accusa evidenziata dai pm – i reati contestati sono omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono della nave – Schettino ha risposto e si è difeso. Poi, in serata, riferendo ai giornalisti i contenuti del dispositivo del gip, il suo difensore Bruno Leporatti ha commentato che la decisione del gip potrebbe attenere a ”un problema di non ritenute esigenze cautelari, che possono essere garantite con una misura meno afflittiva di quella carceraria, la quale in questo paese, è extrema ratio”.
”Non si può mandare in carcere una persona – ha aggiunto – solo perché lo chiede l’opinione pubblica che ti considera colpevole”. Come dire che almeno il pericolo di fuga non c’è e il carcere non si giustifica. ”La ricostruzione dei fatti non ha modificato l’impianto accusatorio della procura”, aveva detto al termine dell’udienza il procuratore capo Verusio incontrando i giornalisti. Poi, in serata, lo stesso procuratore ha espresso la sua perplessità: ”Non capisco – ha detto dopo aver appreso della mancata convalida del fermo e della scarcerazione – il provvedimento del gip. Sono curioso di leggere le motivazioni, domani insieme agli altri colleghi ne prenderemo atto”.
La moglie Fabiola nella serata di ieri 17 ggennaio ha diffuso un comunicato in cui scrive: ”Sentiamo il dovere di respingere con forza qualsiasi tentativo di delegittimazione della sua figura, invitando a comprendere la sua tragedia ed il suo dramma umano. Molti dei particolari pubblicati, relativi al comportamento del comandante Schettino, sono da verificare”.
A seguire le immagini di Francesco Schettino, al momento dell’arresto avvenuto il 14 gennaio e al momento del suo arrivo al tribunale di Grosseto avvenuto invece ieri 17 gennaio (foto LaPresse):