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Funerali per Enzo Baldoni il cronista ucciso in Iraq: la lapide della tomba è a forma di balena

di Lorenzo Briotti |27 Novembre 2010 22:20

Ha ringraziato la “mia famiglia allargata per avermi dato la forza di andare avanti”, Giusy Bonsignore, la vedova di Enzo Baldoni, che ha preso brevemente la parola al termine del funerale che si è celebrato nel pomeriggio del 27 novembre a Preci in provincia di Perugia. “Devo confessarvi – ha detto ancora – che quando ho avuto la conferma che si trattava effettivamente di Enzo mi era venuta voglia di una funzione privata ma ora sono contenta che ci sia tanta gente. Vorrei ringraziarvi uno per uno”.

Alla celebrazione liturgica ha partecipato anche il coro Canto Sospeso, un’associazione culturale di Milano della quale la stessa Bonsignore fa parte. La vedova di Baldoni ha quindi ricordato che in contemporanea con il funerale di Preci, in Brasile il Coro gemello Luther King “sta cantando in questo momento per Enzo”. Nella sua omelia il parroco, don Luciano Avenati, ha ricordato che Baldoni ha vissuto a Preci la sua infanzia e la sua giovinezza.

“Le sue radice sono qui” ha sottolineato. Il sacerdote ha quindi sottolineato l’impegno della famiglia Baldoni per riavere il corpo. “Che non è un contenitore – ha affermato il parroco – ma è la persona. Rispetto per il corpo é rispetto per la persona”. In chiesa anche Enrico Deaglio, che era direttore del Diario della settimana, il settimanale con il quale Baldoni collaborava all’epoca del sequestro. Ha definito il freelance ucciso in Iraq “un reporter eccezionale, un fuoriclasse”.

Al funerale ha partecipato anche l’inviato del Tg1, Pino Scaccia, che trascorse insieme a Baldoni le ore precedenti al rapimento. “La notte prima – ha ricordato – cercai di sconsigliarlo, parlandoci fino a tarda ora, di partire perché era pericoloso. Però non ci riuscii perché vinse lui”. Al termine della cerimonia funebre il feretro è stato tumulato nel cimitero di Saccovescio.

Enzo Baldoni, giornalista free lance di 56 anni, scomparve il 20 agosto del 2004 a Latifia in Iraq dove si trovava con accredito del settimanale Diario. Quattro giorni dopo la tv Al Jazeera trasmise un video con le immagini del cronista in cui l’Esercito islamico dava un ultimatum di 48 ore all’Italia per lasciare l’Iraq. Il 26 agosto Baldoni venne ucciso dai rapitori e l’immagine del suo volto ormai privo di vita viene pubblicata su un sito riconducibile all’Esercito Islamico. L’indagine condotta dai carabinieri del Ros, coordinati dalla procura di Roma, ha quindi confermato con ragionevole certezza che il giornalista fu rapito e ucciso dagli uomini dell’Esercito islamico in Iraq, un gruppo che operava nella zona di Falluja legato e finanziato da Abu Musab Al Zarqawi, all’epoca responsabile di Al Qaida in Iraq. Il corpo del giornalista non venne inizialmente consegnato alle autorità italiane ma i resti sono stati individuati dopo lunghe e complesse ricerche.

Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in più di un’occasione, aveva rinnovato l’appello affinché si facesse di tutto per riconsegnare il corpo alla famiglia. Il primo frammento osseo di Baldoni, arrivò in Italia ad agosto del 2005 portato dall’allora commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli. Due mesi prima proprio a Scelli erano stati consegnati altri resti, ma i test di laboratorio esclusero la compatibilità del codice genetico estratto dai reperti umani con quello del padre del giornalista ucciso. Nel corso degli anni successivi, dall’Iraq sono arrivati altri frammenti del corpo e anche in questo caso, in più di un’occasione, si è trattato però di reperti non compatibili con il Dna di Baldoni. Poi, all’inizio dell’aprile scorso, la svolta grazie all’impegno del Ros e degli uomini dell’Aise con l’arrivo in Italia di ciò che restava della salma. Sono stati quindi i carabinieri del Ris a compararne il Dna e ad accertare la sua identità. Oggi i funerali a Preci dove Baldoni era cresciuto e dove vive parte della sua famiglia.

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