Gheddafi voleva fare sesso con mogli e figlie dei capi…per ricattarli

ROMA – Muammar Gheddafi “governava, umiliava, asserviva e puniva attraverso il sesso” racconta un suo stretto collaboratore nel libro-inchiesta Le Prede, della reporter di Le MondeAnnick Cojean. 

Ogni giorno, nell’harem di Gheddafi passavano ragazzine del popolo, trasformate in vere e proprie schiave sessuali. Ma la vera sfida di Gheddafi era possedere i “bocconi di prima qualità“: moglie e figlie di leader politici da esibire come “meravigliosi trofei”.

“Più che nel sedurre la donna, la posta in gioco consisteva nell’umiliare attraverso di lei l’uomo che ne era responsabile – in Libia non c’è offesa peggiore -, nel calpestarlo, annientarlo o, nel caso in cui il segreto non venisse rivelato, esercitare un ascendente su di lui, risucchiare la sua forza e dominarlo, almeno psicologicamente”.

Nel libro-inchiesta viene riportato anche qualche esempio come la figlia di un ex presidente del Niger, la quale “”è stata a lungo una delle sue intime e l’ha accompagnato in numerosi viaggi ufficiali”. Ma il vero obiettivo di Gheddafi era un altro. Al Colonnello “piaceva anche l’idea di sedurre le mogli sotto il naso dei mariti”.

Secondo il libro Gheddafi spaziava anche tra le ministre di Paesi stranieri: ambasciatrici, presidentesse di delegazioni. E persino su una delle figlie di Abdullah, il re dell’Arabia Saudita

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