India, vietato il documentario choc sullo stupro di gruppo di Nirbhaya

India, vietato il documentario choc sullo stupro di gruppo di Nirbhaya
India, vietato il documentario choc sullo stupro di gruppo di Nirbhaya

ROMA – Un documentario che racconta di una ragazza che esce per andare al cinema e non torna più a casa. Aggredita a sprangate, stuprata e lasciata in fin di vita da 6 persone su un bus di Nuova Delhi. Un documentario che racconta anche dei suoi aguzzini e assassini (Nirbhaya, la vittima, è morta dopo 9 giorni di agonia). Assassini non pentiti. Che danno la colpa a lei, raccontano che non avrebbe dovuto reagire. Che se avesse accettato quello che succedeva sarebbe ancora viva. Uno in particolare spiega che non è “stupro” ma “giusta punizione”, perché le ragazze per bene, “solo il 20%”, non vanno in giro di notte sugli autobus.  Un documentario che gli indiani non vedranno. Almeno non in tv: messa in ordine proibita fino a nuovo ordine da un tribunale.

A raccontare l’orrore di Nirbhaya è stata una reporter della Bbc, Leslee Udwin. Due anni di lavoro per raccogliere materiale e realizzare “India’s daughters”, le figlie dell’India, reportage che la Bbc trasmetterà il prossimo 8 marzo. Data ovviamente non casuale, la festa della donna. La parte più impressionante è quella del colloquio della reporter con Mukesh Sing, uno degli aggressori di Nirbhaya. Lui è nel braccio della morte insieme a tutti gli altri aggressori (tranne uno che è stato trovato morto in cella poco dopo i fatti). Prima ha “confessato” se si può dire così, poi ha persino ritrattato. Confessione di quella che per lui non è una violenza.

Per Sing, che si dice innocente, i  “lavori domestici ed il mantenimento della casa è quello che spetta alle ragazze, non andare a zonzo nelle discoteche e nei pub di notte facendo cose sbagliate e vestendo indumenti sbagliati”. E poi snocciola cifre in libertà. Per lui “solo il 20% delle ragazze sono per bene”, e quindi le persone per bene hanno “il diritto di impartire una lezione a quelle che sbagliano”.

In India per lo stupro c’è la pena di morte. è ancora più pericolosa per le donne», perché induce gli stupratori a uccidere le loro vittime per paura che parlino.

 

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie