BAGHDAD – “Abbiamo ucciso oltre 1700 uomini“, scrivono i jihadisti dell’Isis sotto le oltre 60 foto dei soldati iracheni brutalmente uccisi. Esecuzioni di massa, decapitazioni e violenze che i jhadisti rivendicano anche sui social network come Twitter, mentre conquistano i bacini petroliferi dell’Iraq e muovono verso la capitale Baghdad.
Tim Arango, Kareem Fahim e Ben Hubbardjune Erbil sul New York Times raccontano la delicata situazione:
“Quando i militanti islamici sono entrati a Mosul la settimana scorsa e hanno rapinato le banche di centinaia di milioni di dollari, aperto i cancelli delle prigioni e bruciato i mezzi militari, una parte della popolazione li ha accolti come liberatori, con tanto di lancio di pietre ai soldati iracheni in ritirata. Ma sono bastati due giorni ai combattenti dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria per imporre le dure norme della legge islamica in base alla quale intendono governare e per procedere a esecuzioni sommarie di agenti di polizia e operatori governativi”.
L’obiettivo dei jihadisti è quello di costruire un proprio stato:
“Il gruppo estremista sunnita si è prefisso di ritagliarsi un califfato, cioè uno stato religioso islamico, che comprenda le regioni irachene e siriane a maggioranza sunnita, documentando ampiamente i progressi realizzati e addirittura pubblicando rapporti annuali sull’avanzamento della strategia”.
Un gruppo violento e risoluto, che non si pone scrupoli di alcun genere pur di raggiungere i propri obiettivi:
“Il gruppo si è rafforzato in Siria grazie a una doppia strategia che prevede da un lato attacchi con l’obiettivo di conquistare risorse come depositi di armi, pozzi di petrolio e granai, evitando dall’altro gli scontri prolungati con le forze governative che hanno polverizzato gli altri ribelli siriani. In Iraq, la resistenza del governo è crollata in molte zone conquistate. A sorpresa, come nel blitz su Mosul, il gruppo ha consolidato il proprio controllo su Raqqa, in Siria, da più di un anno e su Falluja, nell’Iraq occidentale, da sei mesi”.
Separatisi da Al Qaeda, il gruppo di jihadisti porta avanti strategie diverse:
“Il gruppo porta avanti strategie diverse calibrate per la Siria e per l’Iraq. In Siria si è concentrato soprattutto sulla conquista di territori già strappati al governo ma scarsamente controllati da altri gruppi ribelli. In Iraq ha sfruttato la delusione diffusa tra i sunniti rispetto al governo di Al Maliki, per allearsi con altri gruppi militanti sunniti, come un’organizzazione guidata da ex funzionari del partito baahtista di Saddam Hussein”.
Intanto la violenza è la parola d’ordine per i jihadisti, che sul web si vantano di aver giustiziato oltre 1700 soldati nemici e non si fanno scrupoli a pubblicare su Twitter la foto di un uomo decapitato scrivendo: “Questa è la nostra palla, è fatta di pelle umana“.
Marco Ansaldo su Repubblica scrive:
“I fanatici della nuova Al Qaeda hanno subito comunicato via Twitter di «aver giustiziato 1.700 soldati iracheni». C’è chi mette in dubbio il numero delle vittime. Se fosse vero, si tratterebbe della peggiore atrocità di massa perpetrata sia in Siria, sia in Iraq negli ultimi anni, superando anche gli attacchi con armi chimiche alla periferia di Damasco dello scorso anno, con 1.400 persone uccise”.
(Foto Twitter e Ansa)