DAMASCO – Prima stuprano i ragazzini, li usano come schiavi sessuali, e poi li uccidono accusandoli di essere gay. E’ quel che fanno alcuni terroristi islamici di Isis o Daesh. Come Abu Zaid al-Jazrawi, comandante siriano, uno dei capi del cosiddetto Stato islamico.
L’uomo, racconta il quotidiano online americano The Daily Beast, aveva scelto un ragazzino di 15 anni e lo aveva preso sotto la sua custodia, e subito dopo aveva iniziato ad abusarne sessualmente. Alla fine il ragazzino è stato accusato dal tribunale della sharia di Deir ez Zor di avere una relazione omosessuale, è stato condannato e gettato giù da un palazzo.
E’ questa la condanna a morte più frequente per chi viene considerato colpevole di omosessualità. Almeno venticinque minorenni sono stati uccisi in Siria perché omosessuali o semplicemente costretti a subire gli abusi di altri uomini. Sei di loro sono stati lapidati, tre uccisi con un colpo di pistola alla testa e sedici buttati da un edificio.
Nel caso del ragazzo di quindici anni, ovviamente, l’unico ad essere punito è stato lui. Il comandante che ne aveva abusato è stato semplicemente trasferito. Del resto secondo la sharia il reato di omosessualità viene commesso dal partner passivo. Così è facile che restino impuniti tutti coloro che violentano ragazzini.
Come ha spiegato al Daily Beast Subhi Nahas, giovane siriano fuggito dal Paese e diventato attivista per l’Organization for Refuge, Asylum and Migration (Oram),
“le relazioni tra uomini e giovani adolescenti, inclusi ragazzi ermafroditi, è sempre esistita nell’antichità. Poi queste pratiche sono state scoraggiate perché non garantivano la riproduzione. A livello culturale dopo la formazione dell’Islam, pedofilia e omosessualità sono state confuse. Così chi abusa di un minore dello stesso sesso non viene definito pedofilo ma omosessuale”.