ROMA – Gaffe rosa: Boldrini e le accuse di “sessismo”, Boschi e la tentazione censura. Il presidente della Camera Laura Boldrini (la “papessa” la chiama Marco Travaglio) accusa di sessismo l’imitazione di Maria Elena Boschi, ministro del Governo Renzi. La stessa Maria Elena Boschi, beccata a “minacciare” la deputata Bianchi di Ncd se avesse insistito sulle preferenze nella legge elettorale, ha telefonato al direttore di Huffington Post Lucia Annunziata, ingiungendole di togliere il pezzo relativo al presunto scambio di biglietti con la Bianchi.
Protagoniste tutte donne (il presidente della Camera, il ministro, la deputata, l’imitatrice Virginia Raffaele e il direttore di giornale), a guardar bene, isolando le vicende dal contesto del percorso a ostacoli della legge elettorale, a rischio impantanamento sulle quote rosa e sulle preferenze, dimostrano come più una questione di parità di genere (e sessismo che esiste) o di censura (un tentativo c’è stato) trattasi di pura e semplice propensione alla gaffe. Che, a scanso di equivoci, non ha sesso.
Le accuse di sessismo. Sono sessisti gli insulti denunciati da Boldrini (nello studio tv della stessa Annunziata) nei suoi confronti a causa delle sue prese di posizione istituzionali, quando non argomentativi ma solo riferiti a lei in quanto donna. L’imitazione fondata sulle peculiarità fisiche è sessista per definizione ma proprio perché la satira ha obiettivi e strumenti diversi dall’ambito circoscritto dal politicamente corretto: se fa ridere funziona e magari mette la pulce all’orecchio sulla presunta diversità, poniamo, fra i criteri di selezione di un Berlusconi rispetto a Renzi. Limitare il diritto alla satira, nel caso in questione, è inviso anche a parecchi “benpensanti”. Se non piace il tono dei lettori del blog di Grillo, si può fare un salto sul forum del Corriere della Sera che segue il video dell’imitazione.
Veramente la satira era azzeccata, colpendo il cuore del problema: il vero sessismo nello scegliere chi ha soprattutto una bella faccia, ponendo l’attenzione su questa e non sui contenuti… ma per favore!
La tentazione della censura. “La Boschi mi ha telefonato venerdì scorso dicendomi che avrei dovuto togliere subito il pezzo sostenendo che era tutto falso”, ha raccontato Lucia Annunziata al cronista di Libero. Le ha spiegato, ha aggiunto, “che non funziona così e che poteva inviare una lettera di smentita”. Risposta di Boschi: ci vediamo in tribunale. Ora, mentre è davvero insultante, come fa Libero, associare la telefonata di Boschi al “metodo Gentile” (cioè del sottosegretario subito rimosso perché aveva fatto chiudere la tipografia per non far uscire L’Ora della Calabria con il pezzo sul figlio indagato), è chiaro che anche l’apprezzata neo ministra ha fatto una gaffe sul piano della comunicazione. Aveva già ottenuto la smentita sui biglietti intercorsi con la deputata Bianchi. Quanto alle “minacce” (con le preferenze niente legge elettorale, si vota e a te chi ti elegge?) non si tratta forse di mera tattica politica, cioè il suo mestiere? Si fa ma non si dice: se si è poco prudenti urge sì un bavaglio, ma a se stessi.