ROMA – Ora spunta anche il materiale hard, foto erotiche scambiate per email. Nella vicenda delle email rubate e sparpagliate in rete dei parlamentari 5 Stelle vengono fuori anche dettagli pruriginosi. Lo scrive Libero, secondo il quale nelle migliaia di email messe in rete da presunti “hacker del Pd” ci sarebbe anche qualche foto hot, anche se ovviamente per motivi di privacy non viene indicato chi quella foto rappresentano. Pare siano foto in atteggiamenti di autoerotismo in cui si vede una donna che “somiglia molto a una deputata di cui non facciamo il nome”, scrive ancora Libero.
Non si sa chi siano questi hacker (il Pd e Anonymous Italia, tirati in ballo in questi giorni, smentiscono ogni coinvolgimento), certo vengono presi di mira due esponenti del Movimento giovanissimi, alla prima grande esperienza politica, forse i bersagli più deboli. Giulia Sarti, 26 anni, eletta in Emilia Romagna, e Stefano Vignaroli, trentenne operatore Rai. Visi giovani e belli, in grado di garantire proprio per questo titoli sui giornali e interesse dei media. Dicono, questi anonimi hacker, di voler rendere pan per focaccia a Grillo e Casaleggio, che continueranno a pubblicare email private dei Cinque Stelle finché i due leader del Movimento, paladini della trasparenza, non renderanno pubblici i loro redditi.
Il gioco di questi hacker è volutamente infido, colpisce i grillini su una loro bandiera: la trasparenza. Redditi pubblici, spese rendicontate, dirette streaming, dibattiti in rete. Ma va oltre, mischiando pericolosamente gli ingredienti di una battaglia politica, la trasparenza appunto, ed elementi che invece devono rimanere relegati alla sfera privata. Pubblicare la corrispondenza privata di un cittadino è reato, infatti si è subito mossa la procura di Roma e la polizia postale. Le email private, gli scambi con fidanzati o amanti, le foto (hot o no che siano), le lettere a genitori o colleghi di partito sono affare privato. C’è chi ipotizza che questa sia tutta una battaglia interna al M5S, Sarti e Vignaroli non avrebbero avuto in passato posizioni “ortodosse” e per questo sarebbero stati “puniti”. Sarà, fatto sta che questi abilissimi hacker hanno colpito due elementi fragili, deputati giovani e digiuni di politica, su un punto debole: la vita privata, che deve rimanere tale anche per chi si fa paladino della trasparenza.
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