Massaggi hard. Marco Maddocci, fisioterapista Idi, condannato: violenza sessuale

Massaggi hard. Marco Maddocci, fisioterapista Idi, condannato: violenza sessuale
Massaggi hard. Marco Maddocci, fisioterapista Idi, condannato: violenza sessuale

ROMA – Doveva ricevere un semplice massaggio a un tallone. Ma per il fisioterapista aveva bisogno di un trattamento “più approfondito” che richiedeva un accurato massaggio anche delle parti intime. Una “seduta” che si è ripetuta in più di una circostanza finché la vittima, una manager di 48 anni, ha denunciato il suo molestatore, un fisioterapista in servizio all’Idi di Roma.

La vicenda, raccontata dal Messaggero, si è conclusa con una condanna a tre anni e mezzo di carcere per violenza sessuale nei confronti di Marco Maddocci, 43 anni. Al fisioterapista, rispetto alle richieste dell’accusa: 5 anni e mezzo, è andata anche relativamente bene.

Decisive, nella condanna dell’uomo, le testimonianze di altre pazienti che hanno raccontato di aver ricevuto trattamenti simili: palpate intime al posto di tratttamenti locali. Il caso della manager resta comunque quello più evidente di violenza: la donna avrebbe dovuto togliersi solo un calzino.

Così, sul Messaggero, Adelaide Pierucci riassume la vicenda:

Gli abusi sull’unica paziente che lo ha denunciato risalgono all’aprile 2011. Una manager di 48 anni dal fisico atletico, avrebbe dovuto sottoporsi alla terapia di ipertermia per un problema al tallone. Il tecnico dell’Idi, specializzato in fisioterapia, durante le sedute fissate alle 7 del mattino non si era limitato però ad applicare il gel nella parte dolorante, facendo sfilare alla paziente solo il calzino. L’aveva invece invitata a togliere i pantaloni per poi chiederle: «Signora, lei ha problemi di schiena? Si affidi a me».
«Alla terza seduta, quella del 21 aprile – ha poi raccontato la vittima in aula – il fisioterapista è diventato veramente eccessivo. Ho provato un disgusto e un disagio enormi». L’uomo avrebbe cominciato a palparla in maniera inequivocabile, ponendo le mani all’altezza delle gambe.
«Da quel momento – è ancora il racconto della vittima – mi sono irrigidita, non ho avuto la forza di dirgli di smetterla o di urlare. Avevo il terrore di una sua violenta reazione, speravo solo che tutto finisse al più presto per scappare». La paziente ha poi precisato di essere rimasta, comunque, bloccata in stato di choc per circa un’ora, visto che «il tecnico – ha raccontato – ha voluto eseguire la stessa terapia sull’altro tallone, anche se non prescritto». E non si sarebbe limitato a quello.

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