Nuova Zelanda, petroliera incagliata: si teme che affondi

SYDNEY, 12 OTT – Il rischio di una catastrofe ambientale irrimediabile in una baia della Nuova Zelanda famosa per la sua fauna marina si e’ aggravato oggi con la comparsa di grosse fratture nello scafo della nave portacontainer che si e’ incagliata una settimana fa in una barriera corallina a 22 km dalla costa. Dai serbatoi sono fuoriuscite almeno 300 tonnellate di petrolio che hanno gia’ contaminato le spiagge, e circa 70 container sono caduti in mare.

Intanto il comandante della Rena, oltre 47 mila tonnellate di stazza, e’ stato arrestato ed e’ comparso davanti a un tribunale di Tauranga, il porto a cui la nave era diretta. Il cittadino filippino di 44 anni e’ stato incriminato secondo la legge marittima, che copre attivita’ pericolosa che coinvolga navi o altri prodotti marittimi. E’ stato rinviato a giudizio e liberato su cauzione, e rischia fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5700 euro.

”Abbiamo identificato fratture da stress nello scafo quindi non possiamo escludere il rischio che la nave si spacchi e affondi, riversando in mare piu’ di 1300 tonnellate di petrolio”, ha detto il premier John Key durante una visita nella zona. La meta’ di prua della nave lunga 236 metri e’ fermamente incastrata nei banchi corallini, la poppa e’ sommersa a piu’ di 90 metri di profondita’ e lo scafo e’ inclinato di 18 gradi. Onde fino a 5 metri e forte vento hanno flagellato la nave per due giorni, facendo cadere in mare molti dei container.

Centinaia di militari e di volontari sono impegnati nelle operazioni di pulizia sulle spiagge, raggiunte dalle dense bolle nere e il portavoce di Maritime New Zealand Steve Jones ha avvertito che molto piu’ petrolio raggiugera’ le spiagge della zona

(Foto Ap/LaPresse)

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