Pastore sporco impone sesso a moglie. Cassazione condanna: “Violenza sessuale”

Pastore sporco impone sesso a moglie. Cassazione condanna: "Violenza sessuale"
La Corte di Cassazione a Roma (Foto Lapresse)

ROMA – Se il marito pastore impone alla propria moglie di fare sesso appena tornato dalla cura delle pecore, senza nemmeno essersi lavato, commette il reato di violenza sessuale. Ad imporre un minimo di igiene nei rapporti intimi ci ha pensato la Corte di Cassazione, che ha confermato una sentenza del Tribunale di Caltagirone poi cassata in Appello. 

L’uomo in questione, Mario C., pastore siciliano di 43 anni, imponeva alla moglie Lucia G., secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, rapporti sessuali “senza praticare alcuna igiene e pulizia del proprio corpo” come gli chiedeva, inutilmente, la consorte che desiderava che l’uomo si facesse almeno una doccia.

A far propendere per la violenza sessuale il fatto che l’uomo immobilizzasse la moglie bloccandole le mani. Ma per la Corte di Appello di Catania  nonostante questo particolare i rapporti sessuali erano da ritenere comunque “consumati consensualmente” dal momento che la donna “rifiutava i rapporti sessuali solo per la scarsa igiene del marito” ma vi “avrebbe consentito se lo stesso si fosse previamente lavato”.

Alla fine la Cassazione ha confermato la condanna per il pastore a due anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale, ribadendo (e ricordarlo non fa male) che il reato di violenza sessuale sussiste

“in tutti i casi in cui i rapporti sessuali vengano in qualsiasi modo imposti, essendo del tutto irrilevanti le modalità ed i mezzi utilizzati e le motivazioni che avessero indotto la parte offesa a rifiutare non un astratto rapporto sessuale con il marito, ma il rapporto sessuale da questi preteso (e poi imposto) senza che avesse praticato quella igiene che la donna riteneva indispensabile dato il lavoro svolto dal marito”.

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