VERONA – Pena di morte per gli omosessuali, assassine e cannibali le donne che abortiscono e un po’ di sano insegnamento casalingo contro le ‘teorie gender’ e, perché no, anche per porre un argine a questo evoluzionismo che dilaga nelle scuole. Sono le ricette dei Pasdaran della famiglia che dal 29 al 31 marzo si ritroveranno a Verona.
Quella Verona che fu teatro delle vicende di Romeo e Giulietta, di un amore osteggiato della famiglie dei Montecchi e dei Capuleti perché contro le tradizioni, e di quella Giulietta che probabilmente doveva essere una di troppo facili costumi, almeno a voler leggere la realtà con gli occhi dei relatori del ‘World congress of families‘. Sul palco di Verona saliranno in tanti, compresi ministri e vicepremier, ma nonostante i contenuti del contestato ddl Pillon, non sarà il senatore leghista il più integralista del gruppo, superato a destra da preti di varie confessioni e anche da politici di altri Paesi.
Oltre a Simone Pillon sul palco veronese ci saranno il ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e anche il vicepremier nonché ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma ci saranno anche tante sigle pro life e anti-Lgbt come Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i Nostri Figli, ProVita Onlus e CitizenGo. E poi associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, tutte unite dalla promozione dei valori cristiani. O almeno così si presentano.
Ma ci saranno sopratutto le loro idee e la loro visione del mondo. Un mondo dove l’aborto è peccato, per qualcuno reato, e dove le donne che decidono di ricorrere all’interruzione di gravidanza (incluse magari anche quelle che hanno subito violenza perché pare che di distinguo non se ne facciano) per qualcuno tra i partecipanti sono assassine e cannibali.
E’ questa infatti la posizione di Dmitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa russa, che a Verona ci sarà e magari spiegherà perché ‘cannibali’, visto che il termini prevederebbe questioni alimentari che non sembrano legate all’aborto. Un mondo dove gli omosessuali vanno condannati a morte, nei casi gravi, o all’ergastolo in quelli meno gravi. Come si determini la gravità non è chiaro ma poco conta.
Quello che conta è la ciò che dice la parlamentare ugandese Lucy Akello, una perla talmente lucida che la stessa Akello sembra aver avuto un sussulto di vergogna: “Io sottoscritta Lucy Akello, membro del Parlamento dell’Uganda dal 14 dicembre del 2015, dichiaro di non avere mai firmato, né sostenuto alcun disegno di legge che prevedesse la pena di morte o l’ergastolo per gli omosessuali. Quando, infatti, un simile disegno di legge fu discusso al parlamento, non ero ancora deputata. Al contrario, mi oppongo fermamente alla pena capitale e svolgo attivamente campagne contro ogni forma di pena di morte per chiunque”, ha scritto al Corriere della Sera e Corriere che ha notato che sul sito del Parlamento ugandese Akello risulta però deputata dal 2014 e non dal 2015, come confermato anche da Wikipedia.
Dall’Uganda all’Est europeo restano comunque gli omosessuali l’incarnazione di tutti i mali e i bersagli preferiti dei Pasdaran della famiglia. Il presidente della Moldavia Igor Dodon, tanto per citare un altro dei presenti a Verona, dopo la sua elezione ha dichiarato di non essere “il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggere un loro presidente”.
E dalla Russia viene poi Alexey Komov, l’ambasciatore russo del World family congress presso l’Onu, che parlando degli episodi di omofobia nel suo paese ha commentato: “Trovo ridicolo parlare di omofobia, nel caso vi sarebbe semplice avversione verso certi stili di vita, tipici dei gay”. Praticamente la riedizione del ‘non sono io che sono razzista sono loro che sono negri’. Quale allora la ricetta per salvare i giovani e la famiglia. Ma ovviamente i valori cristiani e poi l’educazione, a casa. “L’unica soluzione è l’homeschooling – ha spiegato il solito Komov – cioè studiare a casa con i propri genitori per passare ai bambini e ai ragazzi valori sani e cristiani”. “Non vogliamo più migranti, ma più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani”, ha spiegato la ministra della Famiglia del governo ungherese Katalin Novak, che ovviamente interverrà a Verona.