Prostitute, il tribunale: Se ci vai devi pagarle

Prostitute, il tribunale: Se ci vai devi pagarle
Prostitute, il tribunale: Se ci vai devi pagarle

ROMA – Si era messa d’accordo con un cliente per una prestazione sessuale da 100 euro. Prestazione consumata e non pagata. A quel punto, lei, una prostituta nigeriana, ha iniziato a perseguitare il suo cliente con una serie di sms minacciosi. Il cliente, per nulla intenzionato a pagare la consumazione, l’ha denunciata per estorsione. E ha perso.

Il giudici del Tribunale di Roma hanno infatti stabilito che, visto l’accordo, il profitto preteso dalla prostituta non si può ritenere ingiusto. Tradotto: la sentenza stabilisce il principio secondo cui se vai con una prostituta hai il dovere di pagarla. Anche se, di fatto, il mestiere della prostituzione in Italia non è riconosciuto. Non è, però, neppure illegale: lo è lo sfruttamento, e lo è la prostituzione minorile. Non la prostituzione in quanto tale. Così, cliente che si accorda sul prezzo quel prezzo deve pagare.

La nigeriana, quindi, è stata sì condannata ma non per estorsione come richiesto dal cliente ma solo per violenza privata, ovvero per quegli sms minacciosi al limite dello stalking. Da un rischio di fino a 20 anni di carcere ne è uscita con una condanna a 4 mesi.

Secondo i giudici:

Non si può ritenere ”ingiusto il profitto” preteso da una prostituta che ha avuto un rapporto sessuale con un cliente e vuole essere pagata, ma anzi questa pretesa, ”sino ad oggi non tutelata dall’ordinamento per una certa interpretazione” del ”buon costume”, è legittima e si dovrebbe anche consentire di intentare una causa civile ”a fronte dell’omesso pagamento”. 

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie