Gli spot che giocano con il sesso e l’ambiguità: ecco tutti quelli censurati

La campagna di Oliviero toscani per la Benetton

Un puma dalle sembianze umane è così bello appena sbarbato che viene accarezzato da un uomo in modo allusivo. Potrebbe essere un’immagine surreale, è stata considerata invece disdicevole e bocciata.

Parte dalla Francia la nuova “guerra” degli spot censurati. In questo caso a non passare le maglie della censura è stata la pubblicità dell’Orangina in cui un puma-gay – così viene ormai definito amabilmente il protagonista – si rade davanti ad uno specchio, poi usa alcune gocce della bevanda come dopobarba, l’impatto è così forte che provoca un’irresistibile attrazione tanto da essere ammirato da un ragazzo bello e palestrato.

“Troppo osé”, è stato il giudizio, “zoofilia”, è stato il commento. Meglio mandarlo sul web che in televisione.

Come spesso accade in questi casi, la censura però fa da cassa di risonanza, diventa una pubblicità indiretta e lo spot finisce in Rete, insieme a molti altri dalla vita effimera o impossibile nei canali ufficiali ma cliccati nel mondo parallelo di Internet, dove è facile trovare tutto quello che vorreste sapere sul lato B della pubblicità, il luogo in cui è possibile vedere gli spot dalla “vita difficile”, quelli che appaiono e scompaiono, per astuta scelta di marketing o per disgrazia.

Ad offrire una carrellata con alcuni tra le più famose pubblicità censurate è un articolo apparso su Repubblica nel giugno scorso. Ecco negli Stati Uniti Pamela Anderson censurata perché per difendere gli animali spoglia i passeggeri di un aeroporto. Non è piaciuta alla Cnn. Ecco che in Italia lo spot della Saratoga pubblicizza una vernice usando due donne che spennellano con sguardi allusivi e abiti molto poco pratici. Rimosso dalla televisione. “Quello spot è stato tolto perché erano arrivate molte proteste dal pubblico”, spiega Vincenzo Guggino, segretario generale dell’Istituto di autocontrollo pubblicitario, l’organo che regolamenta la pubblicità e che da più di quarant’anni osserva e giudica gli spot, captando in anticipo gli umori dell’opinione pubblica. “Noi non censuriamo, è più esatto dire che reprimiamo, infatti interveniamo quando una pubblicità è già uscita, mai prima, in genere agiamo su segnalazione dei consumatori”.

È così che negli anni sotto l’occhio attento del Giurì sono passate molte pubblicità, dal prete e la suora che si baciano, ormai storica, al pornostar Rocco Siffredi che mangia le patatine, quasi inoffensiva. Ma è lunghissimo l’elenco degli spot che sono entrati in collisione con il gusto del pubblico, con il parere dei garanti, in una sfida dove s’intrecciano le leggi del mercato, i confini dell’etica.

“Oggi si è più attenti a certi messaggi che offendono le donne – spiega Guggino -La pubblicità deve essere per sua natura seduttiva ma si deve mantenere al di qua del limite pur frequentandolo”. Le ultime pubblicità censurate in Italia infatti riguardano l’immagine femminile. Lei che stira in topless mentre lui legge il giornale. O la caffettiera che per vendere lancia lo slogan “Te la diamo gratis”. Slogan che può competere per chiarezza con quello dell’azienda di scarpe che proclama “Più topa per tutti”.

“Spesso questi sono i trucchi dei marchi minori perché le grandi aziende stanno più attente anche se una grande casa automobilistica fu sanzionata: per fare pubblicità utilizzò una coppia che faceva l’amore, ma lei aveva uno foto dell’automobile sulla faccia”. Succede. Ma oggi c’è la Rete che esercita un forte controllo ed è una grande alleata di chi vuole protestare creando campagne di sensibilizzazione. E la Rete è utile anche per chi vuole passare in rassegna gli spot sconfitti, scacciati, in attesa di permesso, per vedere come, secondo le sensibilità del momento, non dovremmo essere.

Questo per quanto riguarda il video. Le campagne che appaiono come cartelloni pubblicitari o come immagini per le riviste patinate o i giornali non sono da meno. Chi non  ricorda ad esempio le polemiche che seguirono al bacio tra una suora e un prete realizzata nel 1991 da Oliviero toscani per la Benetton e che venne censurata?

Qui di seguito alcuni spot tra i più famosi censurati ma che continuano a vivere grazie a You Tube. Per vederne degli altri invece, clicca qui:

Lo spot gay dell’Orangina:

Lo spot della Saratoga:

Pamela Anderson che si spoglia in aeroporto “per una giusta causa”:

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