LONDRA – Il Sun dice basta alle donne in topless sulla terza pagina. Dopo 44 anni. La decisione era stata già ventilata tempo fa dal tycoon australiano Rupert Murdoch, proprietario del Sun dal 1969. L’ultima edizione delle modelle senza veli è stata quella di venerdì scorso. Il tabloid continuerà, però, a pubblicare donne in topless sul suo sito web.
L’imprenditore-editore non ha potuto ignorare le accuse di sessismo mosse da più parti contro la pagina delle donne mezze nude. Certo, quelle hanno avuto un ruolo nel far diventare il Sun il tabloid più venduto nel Regno Unito. Ma evidentemente questo non bastava più.
Un ruolo fondamentale nell’abolizione delle foto osé l’ha avuto sicuramente la campagna di Lucy Holmes “No More Page 3“, lanciata nel settembre del 2012. In questi 28 mesi diversi gruppi che difendono i diritti delle donne si erano battuti per l’abolizione della pagina. Avevano anche promosso una raccolta firme online che aveva raccolto oltre 215mila adesioni. Oggi, dopo l’addio al topless annunciato dalle colonne del Times (dello stesso gruppo editoriale di Murdoch) un portavoce di “No More Page 3″ ha esultato:
“Questa potrebbe essere una notizia storica e un grande giorno per le persone. Potrebbe essere un enorme passo in avanti nella sfida contro la visione sessista dei media”.
Lo scrittore e giornalista Stefano Zecchi, su Il Giornale commenta così la scelta del giornale di Murdoch. A suo parere, la chiusura della terza pagina rappresenta la fine di un’epoca, quella di modeste trasgressioni che tuttavia per molte generazioni rappresentavano un’innocua avventura erotica
“La decisione di Murdoch è stata ufficialmente assunta perché sua intenzione è di rispettare il moderno credo femminile che pretende rispetto per il corpo della donna. Dunque, questa storica rivoluzione editoriale avrebbe a suo fondamento una conversione antimaschilista dell’editore che si impegna al rispetto della donna e della dignità del suo corpo. D’altra parte, la terza pagina del Sun era finita da tempo nel mirino delle critiche dei movimenti femministi che avevano lanciato una campagna chiamata «No more Page 3», a cui convenientemente si erano accodati molti politici in cerca di visibilità. Murdoch, se non paladino del femminismo, si mostra almeno come suo alleato che di buon grado rinuncia a interessi economici pur di mostrarsi nemico di quelli maschilismo che si compiace appiccicare le foto di donne nude dove più aggrada. Davvero è andata così? Murdoch rinuncia all’affare per abbracciare la cultura femminista con annesso rispetto del corpo della donna perché comprende che esso non può essere volgarmente sbattuto in prima, o meglio in terza pagina? Probabilmente le cose devono essere interpretate in tutt’altro modo. Senza essere diffidenti, ci si potrebbe semplicemente domandare cosa sia capitato da 44 anni a questa parte alle fotografie di donne nude sui giornali. La risposta più vera è che non interessano più a nessuno. Ma non perché all’uomo non piace guardare un bel corpo di ragazza poco svestito o del tutto senza veli, piuttosto perché quei bei corpi li vede dappertutto in grande quantità e non ha più bisogno di soddisfare la sua curiosità comprando una rivista che, tra l’altro, a quelle immagini ci dedica soltanto una pagina”.
“Il movimento femminista «No More Page 3» sarà certamente soddisfatto di aver raggiunto il proprio scopo con la chiusura della terza pagina del Sun, ma non ha 1 certo salvato la dignità del corpo della donna. Basta guardarsi intorno e ci si accorge quanto sia inflazionato il nudo di donna: così diffuso che c’è l’imbarazzo della scelta. Giornali, televisioni, internet, pubblicità sono pieni di nudi al punto che non c’è più neppure bisogno di contenitori appositi. Si ricorderanno la rivista Playboy, la sua concorrente Penthouse: sparite. Eppure una volta erano giornali che si acquistavano con quel gradevole senso della trasgressione che non prometteva paradisi artificiali ma qualche gradevole oretta, osservando ciò che in natura sarebbe stato molto difficile vedere. È così provocatorio sottolineare che quel sentimento del proibito rispettava il corpo della donna molto più di oggi, in cui esso è inflazionato, senza valore, cosa tra le cose? Il nudo era un piccolo tabù che stabiliva delle regole di comportamento: sapevi che sbirciandolo facevi qualcosa di non ammesso, e capivi che la proibizione attribuiva un valore che tu andavi a infrangere con la tua curiosità. Si comprava Playboy ma anche un quotidiano che ti serviva a nasconderlo mentre si portava a casa la rivista. Se oggi ci si comportasse così, ci consiglierebbero subito uno psicanalista per curare le proprie repressioni. Insomma, le femministe saranno anche soddisfatte, ma lo sarà anche Murdoch per aver chiuso una pagina ormai inutile, certamente costosa per quanto si doveva pagare alle modelle e ai fotografi. E così si rispetterebbero di più le donne? Non scherziamo: cambia il mercato e ci si adegua alle sue novità. Si faccia invece un po’ di educazione sentimentale ai ragazzi per insegnare il rispetto reciproco… Sempre che si sappia ancora cosa sia l’educazione sentimentale”.