Tassare la prostituzione: legge per passare da lucciole a lavoratrici del sesso

Tassare la prostituzione: legge per passare da lucciole a lavoratrici del sesso
Tassare la prostituzione: legge per passare da lucciole a lavoratrici del sesso

ROMA – Tassare la prostituzione come ogni altro lavoro. Le prostitute potrebbero diventare “lavoratrici del sesso” e pagare le tasse come tutti. Questo il disegno di legge elaborata dal Comitato insieme al Codacons e all’Associazione radicale Certi Diritti per regolamentare l’esercizio del lavoro sessuale. La proposta è stata presentata il 30 aprile a Roma presso la sede dei Radicali Italiani.

Basta con la parola ‘prostitute’, chiamateci ‘lavoratrici e lavoratori del sesso’: in questa affermazione di Maria Pia Covre, fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute, sta in senso di una proposta di disegno di legge, presentata oggi a Roma presso la sede dei Radicali Italiani, elaborata dal Comitato insieme al Codacons e all’Associazione radicale Certi Diritti, per regolamentare l’esercizio del sex work, ossia il lavoro sessuale.

Una proposta, hanno spiegato la Maria Pia Covre, fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitut,e e Marco Ramadori del Codacons, centrata appunto sul concetto di ‘lavoro’ con tutti i diritti – e i doveri, compresa la tassazione – conseguenti. Con la precisazione – riferita a casi recenti di richieste esose dell’Agenzia delle Entrate ad alcuni personaggi, come la escort transgender di origine turca Efe Bal, cui il fisco italiano contesta 700mila euro non pagati – che se si devono pagare le tasse come tutti gli altri lavoratori allora è giusto essere riconosciuti come tali.

Il beneficio per le casse dello Stato è assicurato, considerando che il settore genera un business da 3,6 miliardi di euro all’anno. La proposta definisce innanzitutto la prostituzione come “attività di prestazione sessuale dietro pagamento di un corrispettivo”. Attività che sono costituite “da servizi sessuali ed erotici”, non solo con contatto diretto ma anche attraverso le nuove tecnologie. A praticarlo possono essere soltanto persone maggiorenni con destinatari maggiorenni, pena una sanzione di mille euro.

I proventi devono essere oggetto di dichiarazione dei redditi: il lavoratore sessuale può aprire una partita Iva o svolgere attività in modo occasionale. Ma se l’attività è continuativa, è obbligato a iscriversi all’Inps e all’Inail. Ovviamente è prevista l’iscrizione al servizio Sanitario Nazionale. Per il lavoro sessuale possono essere usati locali a uso privato, ma per l’uso collettivo superiore a tre persone ci sono condizioni particolari. Ogni Comune dovrà poi individuare almeno tre zone dove sia possibile lo scambio dei servizi sessuali “di tipo ambulante” e queste zone potranno essere attrezzate con “servizi di base e arredo pubblico adeguato”.

Allo stesso modo, i Comuni possono individuare zone dove non è consentito il lavoro sessuale. Infine, è previsto l’obbligo per tutti i lavoratori sessuali di usare il preservativo. Per chiedere il riconoscimento del loro lavoro e dire no ai “falsi moralismi” questa sera, dalle 22.30 in poi, le lavoratrici e i lavoratori del sesso sfileranno a Roma, in via dei Fori Imperiali, con gli ombrelli rossi, simbolo del sex work.

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